A CACCIA DI FORMAT | The Bubble: “bolle” social e fake news, lo storico comedy-game show spaventosamente attuale

Michelle Hunziker al timone de “La Talpa”. Mario Draghi lascia Palazzo Chigi: Mattarella pensa a Maurizio Costanzo come nuovo Premier. Fake news? Sì. No. Forse. Di certo c’è che negli ultimi tempi districarsi nel mondo della (dis)informazione è impresa ardua. Soprattutto quando si parla di pandemia e vaccini. Notizie smentite, mai verificate, rilanciate e condivise nella “bolla” dei social sono all’ordine del giorno. Distinguere cosa possa essere vero e cosa no, per quanto verosimile, è sempre più difficile. E ai gironi nostri lo è altrettanto pensare a dinamiche televisive immuni dalle ingerenze della “bolla”: il potere dei social nel piccolo schermo è oggi una realtà che va ben oltre lo sdoganamento di televoti a suon di cuoricini e like.

Fenomeni a cui il mondo della televisione guarda ormai da oltre dieci anni. O meglio, da quando in Israele venne lanciato “The Bubble”: a metà tra esperimento sociale e comedy-game show, il format prevede che i concorrenti vengano completamente isolati per un’intera settimana, senza smartphone e privati di ogni possibilità di interazione con il resto del mondo. Il gioco comincia non appena escono dall’isolamento, dalla “bubble” appunto.

In un susseguirsi di quiz e manches, devono riuscire a individuare quali avvenimenti si sono realmente verificati nei giorni di “reclusione forzata” e quali invece sono inventati di sana pianta. Titoli e articoli di giornale, servizi televisivi fake sono costruiti appositamente per depistarli. Facile? Non proprio, in un mondo in cui la realtà sembra ormai quotidianamente superare la finzione.

In onda anche in Polonia, Danimarca, Regno Unito, Svezia, Paesi Bassi, Croazia e Lituania, “The Bubble” è declinabile in molteplici forme. Se nella versione originaria, giocata maggiormente in chiave quiz, a concorrere erano persone comuni, per quella inglese, trasmessa nel 2010 su BBC Two, si decise di aprire le porte della “bolla” ai comici più popolari del Paese prediligendo quindi toni e sfumature comedy. L’effetto, per intenderci, fu quello di un “LOL” ante litteram, dove la comicità prevalse sul game. Da lì sono passati undici anni e “bolle” e fake news hanno preso sempre più piede. Che i tempi siano maturi per una “The Bubble” italiana?