#StefanoColetta: “Rai 1 ha intercettato il mood del Paese. Il flop di #AGrandeRichiesta, i tagli a #IlCantanteMascherato e…”

È durata due ore e venti minuti l’audizione di Stefano Coletta in Commissione di Vigilanza Rai. Moltissimi i temi sollevati ieri sera nell’Aula del II piano di Palazzo San Macuto dai consiglieri e a cui il direttore di Rai 1 non si è sottratto.

Dopo aver descritto dettagliatamente il suo primo anno alla guida del primo canale, coinciso con lo scoppio della pandemia, ha spiegato come questo “non era l’anno in cui bisognava mettere al primo posto gli ascolti, eppure nella precarietà più totale, abbiamo intercettato il mood che il Paese si aspettava. Venendo meno gli elementi di continuità produttiva, Rai 1 doveva perdere 3 punti nel 2020: invece è addirittura cresciuto”. In un anno che ha dovuto fare i conti anche con un taglio del budget senza precedenti, pari a 20 milioni di euro.

Nei suoi interventi Coletta ha rimarcato l’intenzione di internalizzare il più possibile le produzioni (“attualmente produciamo il 95% internamente”) e laddove questo non è avvenuto è stato a causa della saturazione di forze, anche tecnico-produttive. E per alcuni generi siamo obbligati a ricorrere a risorse esterne”.

Sul fronte ascolti ha dichiarato come “il trimestre giugno-settembre ha segnato un +1,2 di rialzo, mentre per mancanza di fabbisogno abbiamo avuto un autunno più scarno“.

Ascolti che, attualmente, non stanno sorridendo al comparto dell’intrattenimento di Rai 1, da “Il Cantante Mascherato” al sabato sera di “A Grande Richiesta”: “Il Cantante Mascherato voluto da Teresa De Santis esordì ai primi di gennaio e realizzò la media significativa del 20%. Chiunque, al mio posto, lo avrebbe ribattuto visto il successo. Ma va detto che il venerdì attuale non è uguale a quello sul piano della concorrenza. E non è uguale neanche il valore che ho potuto assegnare al Cantante Mascherato, perché tutto l’intrattenimento è stato chiamato a grandi sacrifici. E quando si tagliano i prodotti, ne va anche della loro qualità…”.

Sul 10% della serata “Parlami d’amore”, invece, Coletta spiega come “queste serate sono nate quando abbiamo deciso di differire Sanremo. La prima puntata prevedeva Loredana Bertè, poi Patty Pravo e poi i Ricchi e Poveri. In realtà, per motivi anche legati a Sanremo che non vi posso rivelare, abbiamo dovuto differire di una settimana la prima puntata ed organizzare una carrellata di canzoni sul pretesto di San Valentino. Al di là dell’ascolto, bisogna riconoscere come in una settimana abbiamo organizzato un evento che sbuca dal nulla, pochissimo promosso e che mette in scena due conduttori nuovi… non va letto solo come un flop, ma anche come un tentativo – che auspicavamo più denso e più amplio -, di accompagnare al sabato anche una quota di desiderio di poetica da parte del pubblico”.

La sua esperienza di autore televisivo, più volte rimarcata, lo porta a riflettere sulla struttura di “UnoMattina” dove la conduzione binaria è “davvero oggi poco contemporanea”: “La mia proposta era quella di separare gli spazi. Questo non è stato possibile per mancanza di risorse, ma io sarò tenace, perché quel modello mixato porta a un racconto troppo frammentato, interrotto continuamente da edizioni dei TG. Vorrò tornare su quest’argomento, sulla possibilità che la testata da una parte e la rete dall’altra possano dare risultanza a due prodotti contigui“.

Sul capitolo UnoMattina, Coletta ha stigmatizzato “l’orrenda locuzione linguistica utilizzata da Alan Friedmannel corso di una puntata e per la quale “immediatamente ho chiesto ai vicedirettori e ai dirigenti di non ospitarlo più. Un incidente che non è ammissibile”.

Oggetto di discussione è stato anche i contenuti e gli ospiti di “Oggi è un altro giorno”, “programma interno che ha sostituito un appalto esterno”. “Ho chiesto a Serena Bortone di portare una complessità alle due di pomeriggio che potesse offrire contenuti più alti. Emma Dante per me è motivo di orgoglio. Il pomeriggio di Rai 1 in mano a due caporedattori rimanda a un codice di grande sobrietà“.

Infine, spazio anche al Festival di Sanremo ormai imminente e sulla questione dibattuta della direzione artistica: “Nella storia del Festival la direzione artistica era sempre interna, è avvenuto un cambiamento con Claudio Baglioni, pochi anni fa. Credo che, al di là degli ottimi rapporti che un direttore o un a.d. possono avere con Baglioni piuttosto che con Amadeus, penso che la Rai possa tornare a un’idea di internalizzazione della direzione artistica. L’azienda oggi ha uno scenario diverso dal punto di vista economico… e si può superare una complessità che non è solo artistica, ma anche manageriale“.