Dimitri Cocciuti, capo-progetto di Drag Race Italia a cheTVfa: “Questo è un format inclusivo, fino a qualche anno fa sarebbe stata una follia”

“Il pubblico conoscerà otto professioniste che hanno messo in gioco tutte se stesse e avrà modo di scoprire un mondo di grande talento. Sono delle concorrenti che raccontano l’Italia da nord a sud con un range d’età abbastanza largo per narrare tutte le generazioni. Speriamo che il pubblico si leghi molto a loro come abbiamo fatto noi”. 

Il capo-progetto Dimitri Cocciuti racconta a cheTVfa la nascita della versione italiana del celeberrimo format “Drag Race” ideato da RuPaul che è disponibile da oggi, venerdì 19 novembre, su Discovery+. Anche l’Italia, con Ballandi e Discovery, finalmente, si apre alla conoscenza di un’espressione artistica da riconoscere come tale a tutti gli effetti. Essere drag è infatti un’arte che mette in gioco il proprio corpo e la propria anima, una magnifica espressione di talento, ironia e forza. Non vedevamo l’ora di assistere all’entrata in scena di queste otto meravigliose regine che sui loro tacchi si incamminano trionfalmente sulla strada di una TV diversa, una TV inclusiva, una TV migliore.

Come è nata l’idea di portare il mondo drag dall’America alla nostra TV italiana?
Drage Race è un formato che nasce in America venti anni fa, crescendo sempre di più. Negli ultimi anni questa idea di formato è stata premiata con tantissimi Emmy e ha incominciato ad uscire dai confini statunitensi, facendo capolino in altri paesi. Ci siamo resi conto che era veramente forte anche fuori dall’America, in Islanda, Inghilterra, Olanda e Spagna, questo ci ha molto stimolato a credere che poteva arrivare anche qui in Italia. Noi, come Ballandi, cerchiamo di guardare anche ai nuovi linguaggi della televisione: Drag Race, con il suo essere inclusivo, rappresenta un nuovo modo di fare tv. Il merito è stato di Discovery che ha subito sposato a pieno il progetto.

Ci saranno modifiche rispetto al format originale americano?
Drage Race ha uno schema molto delineato, gli elementi di base sono uguali in tutte quante le edizioni. Ovviamente, non essendoci da noi la conduzione di Rupaul abbiamo modulato una conduzione corale in cui uno dei giudici si occupa di elementi specifici della puntata.

Come è stato lavorare con i tre giurati: Chiara Francini, Tommaso Zorzi e Priscilla?
Su Tommaso, Chiara e Priscilla voglio sottolineare l’enorme entusiasmo sul progetto, l’attenzione e la cura. Si sono spesi tanto per questo programma, hanno dato tutto di loro. Drage Race è un format che ti coinvolge totalmente. Sono estremamente soddisfatto. Ognuno di loro è stato brillante.

Un aggettivo per descrivere i tre giurati? 
Tommaso è appassionato, ha messo molto entusiasmo. Giudice molto presente e consapevole. Chiara Francini è iconica. Da sempre molto vicina alla comunità LGBT, molto vera e genuina. Priscilla è favolosa. Molto orgoglioso di le; aveva un compito sicuramente non facile. Si è dimostrata autorevole ed estremamente competente. E’ una professionista che fa questo lavoro da tantissimi anni, conosciuta a livello internazionale e riportarla in Italia, dopo tanti anni di lavoro all’estero, mi ha fatto molto piacere.

Quali saranno gli ospiti che si uniranno di settimana in settimana alla giuria?
Come abbiamo detto in conferenza stampa avremo: Cristina D’Avena nella prima puntata,  nella terza in collegamento da Los Angeles Tiziano Ferro, nella quarta Donatella Rettore con Giancarlo Commare. E poi Nicolò Cerioni e Vladimir Luxuria, nel finale arriverà Ambra. Nelle altre puntate ci saranno altre guest pescate da vari mondi.

Avreste scelto Tommaso Zorzi anche senza la popolarità ottenuta grazie al Grande Fratello Vip?
Penso che Tommaso abbia una sua credibilità e popolarità. Sicuramene il GF Vip ha contribuito a farlo conoscere ad un pubblico sicuramente più vasto. Personalmente ti dico che è stato scelto come giudice di Drag Race indipendentemente dal fatto che abbia vinto il Gfvip.

Secondo te un programma come questo potrebbe un giorno debuttare su una rete generalista?
Drag Race è trasmesso da un editore che è Discovery, che adesso lo pubblicherà su Discovery +. A gennaio andrà in onda su Real Time, comunque una rete semi generalista. Questo per noi è una conquista. Sono felice perché fino a qualche anno fa l’idea di portare un programma come questo in Italia era una follia. Oggi è realtà. Poi è molto di più di un programma di intrattenimento, è una rivoluzione culturale e sociale. Porta con se valori di inclusività reali, veri, questo programma ha trovato in Discovery una casa naturale.

Qualche settimana fa in Senato abbiamo assistito alla bocciatura del Ddl Zan, con applausi scroscianti di alcuni parlamentari. Alcune testate come il Corriere e Repubblica hanno ironizzato sponsorizzando Drag Race, con la frase “adesso si che potete applaudire”.
Quello che è accaduto in Senato è un’occasione mancata. Sulla bocciatura del ddl Zan penso che il paese reale la pensi  molto diversamente, molto più avanti di quello che viene rappresentato dal nostro parlamento. E’ stata una brutta pagina per il nostro paese. Sogno un Italia più inclusiva.

Lo scorso luglio è scomparsa Raffaella Carrà, grande rappresentate dei diritti civili e sostenitrice del mondo drag. Che ricordi hai di lei? 
Noi come Ballandi abbiamo fatto delle produzioni con lei. L’ultima è stata “A raccontare comincia tu”. E’ stata un’ artista straordinaria e un’icona immortale. Non a caso abbiamo voluto realizzare una puntata dedicata interamente a lei. E’ stata un’icona della comunità lgbtq+. Pensi a Raffella e pensi alla libertà di essere, e questa libertà che aveva lei è stata modello, simbolo e stimolo per tante generazioni che sono cresciute con lei. Sarà una puntata molto emozionante, penso sia il primo vero e reale tributo che un programma fa a lei.

Tempo fa uscì la notizia dell’acquisto da parte di Ballandi di Wonderbox. Loretta Goggi ha dichiarato di aver rinunciato alla conduzione perché troppo simile a Canzone segreta. Quando lo vedremo in onda?
E’ un format ancora nel cassetto. Non ci sono delle similitudini con Canzone segreta, sono programmi molto differenti tra loro, hanno un concept molto diverso. In Canzone segreta c’è un protagonista di un momento che cambia di volta in volta e viene fatta una sorpresa con una canzone. A Wonderbox ci sono tre ospiti che interagiscono tra loro e, a turno, aprono questa scatola dove c’è un indizio, da lì devono cercare di capire a cosa li possa riportare e che sorpresa nasconda, ma non necessariamente musicale. Hanno un vago elemento di vicinanza con Canzone segreta ma non sono programmi fotocopia, lo voglio ben specificare.

Quali sono i nuovi progetti in cantiere nei prossimi mesi della Ballandi?
Qualcosa bolle in pentola. Ballandi ha intrapreso questo racconto di nuovi linguaggi. Eravamo la Ballandi che faceva un certo tipo di varietà, siamo stati nel mondo della documentaristica e abbiamo cominciato con l’intrattenimento on demand. Drag Race è un racconto che parla di una Ballandi a passo con i tempi.