una TV fa – Speciale #Sanremo: la cronistoria del Festival dagli inizi al declino degli anni ’70

Tra poco più di un mese si accenderanno i riflettori sull’evento televisivo più atteso dell’anno: il Festival di Sanremo, con un’edizione particolarmente attesa e importante perché si soffieranno ben settanta candeline. Ad un mese dal debutto non si parla d’altro: polemiche, toto nomi, interventi politici. Già il primo Festival targato Amadeus sta facendo ampiamente discutere e come nelle migliori tradizioni non è Sanremo senza polemica, il vero motore, la vera miccia che infiammerà tutta l’attenzione pubblica il mese prossimo. Nell’attesa, in questo mese che ci separa dall’inizio della kermesse,  attraverso la nostra rubrica del martedì una TV fa  vogliamo ripercorrere, soprattutto in occasione del considerevole compleanno, la storia e le tappe salienti di tutti questi anni.

Le luci della Città dei Fiori si accendono per la prima volta – in diretta ovviamente solo radiofonica – il 29 gennaio 1951 con la prima edizione condotta da Nunzio Filogamo, particolarmente noto per il suo saluto radiofonico agli “amici vicini e lontani”.

La nascita del Festival è da legare a motivi di carattere economico, per incrementare il turismo nella “stagione morta” nel Comune Ligure.

Ad ospitare il Festival dal suo debutto e fino al 1978 sarà il mitico Teatro del Casinò. Se i cantanti in gara nelle ultime edizioni vanno dai 20 ai 24, alla prima edizione presero parte solo 3 interpreti: Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani. Solo 3 interpreti ma ben di più le canzoni in gara, infatti i tre si alternarono nell’esecuzione di 20 brani inediti. L’edizione fu accolta molto freddamente dalla stampa e dai critici musicali dell’epoca, così come dal pubblico in sala che continuò a cenare e parlottare durante le esibizioni. Nonostante ciò resterà per sempre impressa nelle mente di tutti noi la canzone vincitrice: Grazie dei fiori, interpretata da Nilla Pizzi.

La musica cambiò per la seconda edizione, che trovò un maggiore riscontro dagli autori e dagli editori musicali.  I partecipanti salirono a 5, ma a vincere, come l’anno prima, fu Nilla Pizzi con Vola colomba. La Pizzi occupò l’intero podio  con Papaveri e papere (che fece discutere perché vista  come una sottile presa in giro rivolta alla Democrazia Cristiana e anche come un accenno di denuncia della condizione di subalternità della donna nella società italiana dell’epoca) e Una donna prega, risultato mai più ripetuto nella storia del festival.

Nel 1953  ci fu l’introduzione della doppia interpretazione per ogni canzone, che durerà fino al 1971, con eccezione del 1956, e ripresa (anche se con modalità diverse) nel 1990 e 1991 e la presenza dell’orchestra che accompagna  ogni brano, fino al 1976 quando per la prima volta, le canzoni sono eseguite su una base musicale pre-registrata.

La quinta edizione , nel 1955, fu la prima edizione trasmessa in diretta radio-televisiva dal Programma Nazionale. Edizione importante perché segna non solo la svolta televisiva ma anche un cambio alla conduzione, arriva Armando Pizzo, affiancato da Maria Teresa Ruta, zia dell’omonima conduttrice a noi nota. La  Ruta affiancherà l’anno successivo nella conduzione Fausto Tommei.

Nel 1956, in via del tutto eccezionale, i sei partecipanti al Festival furono selezionati con un concorso per “voci nuove”, e sempre nel 1956, si tenne la prima edizione dell‘Eurovision Song Contest, ispirato dallo stesso Festival di Sanremo, al quale prese parte anche l’Italia con la vincitrice dell’edizione, Franca Raimondi, e la seconda classificata, Tonina Torrielli.  Da allora  (fatta eccezione nel periodo tra il 1998 e il 2010) il vincitore della competizione ottiene il diritto di rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest.

Fu comunque solo nell’edizione del 1958, la prima trasmessa in diretta in Eurovisione, con la vittoria di Domenico Modugno (in coppia con Johnny Dorelli) e la sua Nel blu dipinto di bluche si aprì una nuova fase per il Festival e per la canzone italiana: quella della «commistione di autore e interprete», che fu confermata nel 1960 con la vittoria di Renato Rascel con Romantica in coppia con Tony Dallara.

https://www.youtube.com/watch?v=nD8BryVB9d0

La conduzione è affidata nel ’57 nuovamente a Filogamo e nel 1959 a Enzo Tortora.

Gli anni sessanta e soprattutto settanta rappresenteranno una fase di declino e crollo dell’attenzione intorno al festival, prima poi del vero boom e della sacralità dell’evento che si costruirà a partire dagli anni ottanta.

Gli anni 60 si aprono con l’improvvisa decisione della SIAE di vietare la partecipazione dei propri autori all’edizione del 1961, che però non fu seguita dalla maggioranza degli aderenti.

Il 1963 segna l’inizio della cosiddetta “era Bongiorno”. Mike Bongiorno presenterà tutte le edizioni dal 1963 al 1967.  Le prime due serate vennero trasmesse in diretta dalle 22,15 sul Secondo Programma,  la serata finale venne trasmessa in contemporanea Radio e Tv dalle 21,35.

Fanno il loro esordio sul palco, in quegli anni, gli “urlatori” come Adriano Celentano e Bobby Solo, i cantautori come Gino Paoli e Umberto Bindi.

Il 1960 vede la partecipazione di Mina che presenta Non sei felice in doppia esecuzione con Betty Curtis ed  È vero in doppia esecuzione con Teddy Reno. La canzone si classifica al settimo posto ma per Mina è comunque un successo. L’anno successivo è di nuovo in gara, in  questa occasione ha luogo un atteggiamento inconsueto da parte della stampa che la danno subito per vincente, adulandola, forse al fine di aumentare l’interesse verso l’evento musicale.. Il 26 gennaio si esibisce con Io amo tu ami e il giorno successivo  presenta Le mille bolle blu, in doppia esecuzione con Jenny Luna. La canzone risulta però troppo moderna per il pubblico sanremese, e il suo celebre gesto, delle dita che scivolano sulla bocca ad ogni ritornello, viene colto da una parte degli spettatori come uno burla,  una mancanza di rispetto nei loro confronti. L’atmosfera si surriscalda quando i giornalisti raccolgono questo malcontento e contrappongono a Mina quella che diventò la sua virtuale storica rivale: Milva. Il 28 gennaio arriva in finale con entrambe le canzoni. Si classifica al quarto posto con Io amo tu ami e al quinto con Le mille bolle blu. Le premesse della vigilia erano ben diverse e per Mina è emotivamente un brutto colpo; la cantante viene colta da crisi di pianto e dichiara di non volere più partecipare a gare canore, Festival di Sanremo compreso. Una promessa fatta a se stessa e sempre mantenuta.

https://www.youtube.com/watch?v=BkHoU77x3vE

Nel 1964 trionferà Gigliola Cinquetti  con Non ho l’età (per amarti), con la quale vinse anche l’Eurovision Song Contest dello stesso anno. Sempre nel 1964, venne estesa la partecipazione anche ai cantanti stranieri, fra i tanti Paul Anka, la nuova regola fu pensata come confronto tra interpreti italiani e stranieri, per  arricchire la musica leggera.Questa innovazione fu tuttavia abbandonata già con l’edizione del 1966.

Nel frattempo, i temi sociali e la contestazione iniziarono ad apparire sul palco del Casinò: nel 1966, Adriano Celentano presentò Il ragazzo della via Gluck, subito eliminata dalla competizione.

Tragico il 1967, ricordato per il suicidio del cantautore genovese Luigi Tenco, la cui canzone Ciao amore, ciao, cantata in coppia con Dalida e che raccontava il disagio di un Paese che, nonostante il miracolo economico, aveva «ancora sacche paurose di povertà e di indigenza» fu eliminata dalla finale. La morte di Tenco, semplicemente accennata, «tacendo persino il nome della vittima», durante il festival da Mike Bongiorno, segnò la fine della prima fase d’oro del festival.

La difficile edizione successiva, quella del 1968, fu presentata per la prima volta, dal Signor Sanremo per eccellenza, colui che contribuirà maggiormente al successo e alla costituzione della ritualità sanremese: “sua pippità” Pippo Baudo.  Quell’anno vinse Sergio Endrigo. Sempre in quella edizione, esordirono anche Fausto Leali, Al Bano e Massimo Ranieri.

Le tre edizioni del 1969 (vinta da Iva Zanicchi e Bobby Solo con Zingara), del 1970 (vinta da Celentano e Claudia Mori con Chi non lavora non fa l’amore) e del 1971 (vinta da Nada e Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro), ma soprattutto i grandi successi di Lucio Dalla (4/3/1943 nel 1971 e Piazza Grande nel 1972) non evidenziarono pienamente la crisi della manifestazione, che ormai si avviava a un periodo di declino, testimoniato dalla decisione della Rai  di trasmettere solo la serata finale del Festival, a partire dal 1973, data cui si collega il primo Festival ripreso con telecamere a colori, a beneficio delle televisioni estere: in Italia si continuerà a vedere il Festival in bianco e nero fino al 1977.

Fu comunque in questo periodo che si sperimentarono varie formule  per cercare di rivitalizzare il Festival: Sanremo 1974 vide i 28 interpreti in gara divisi in due gruppi:14 “Big” e 14 “aspiranti”, che si sarebbero sfidati per gli ultimi 4 posti disponibili. L’edizione del 1976 vide i partecipanti divisi in cinque gruppi, ciascuno con due interpreti “capigruppo” automaticamente qualificati alla finale, ma soprattutto per la prima volta scomparve l’orchestra.

La 27esima edizione, nel 1977 segnò il “trasloco” del Festival dal Casinò di Sanremo per motivi di ristrutturazione, al Teatro Ariston. Sono anni che segnano la conduzione di Bongiorno, con qualche intermezzo di Corrado, Nuccio Costa, Maria Giovanna Elmi.