UNA TV FA – Il mercatino della TV | Con #Portobello, #EnzoTortora porta la provincia sul piccolo schermo

L’appuntamento amarcord di “una TV fa” si rinnova: ogni martedì spulceremo idealmente tra le bancarelle del “mercatino vintage” di cheTVfa alla ricerca di oggetti, ricordi, fotografie e frammenti di memoria che diventeranno il pretesto per raccontare i programmi televisivi più amati.

Guardate un po’ cosa abbiamo trovato questa settimana, rovistando tra i vari cimeli esposti nel “Mercatino della TV”

Non potevamo non iniziare questa rubrica omaggiando proprio quel “mercato pazzerello dove trovi questo e quello e c’è pure un pappagallo con il becco giallo. Un tantino picchiatello, non sa dire Portobello ma cantare vuole il ritornello…”.

Con queste parole iniziava la sigla di uno dei programmi simbolo della televisione italiana: Portobello, il mercatino del venerdì che comparve sui piccoli schermi per la prima volta il 29 luglio 1977 alle 22 sulla seconda rete.

Questo nuovo formato, che poi ispirò molti programmi che ancora oggi vengono trasmessi, era stato ideato da Anna ed Enzo Tortora, quest’ultimo anche conduttore delle varie edizioni. Ce ne furono sei fino al 1983 e ad affiancare il giornalista, che da lì a poco sarebbe stato travolto in un vortice mediatico-giuridico, c’erano Renèe Longarini a capo del Centralone insieme alle altre ragazze che avevano il ruolo di centraliniste, Lino Patruno e i vari inventori ed ospiti di ogni serata.

Secondo l’idea dei fratelli Tortora, ma anche di Angelo Citterio, Adolfo Perani e Gigliola Barbieri, il programma avrebbe dovuto ospitare inventori da ogni parte d’Italia pronti a vendere i brevetti delle loro invenzioni contrattando direttamente con i possibili acquirenti tramite telefono: ecco spiegato dunque il ruolo delle centraliniste, ma anche del telefono come nuovo mezzo di interazione del pubblico a casa.

Alle invenzioni, a cui era dato ampio spazio nello show, si aggiungevano anche altre rubriche che in qualche modo hanno ispirato altri format televisivi che sarebbero andati in onda successivamente. Ad esempio, la rubrica “Fiori d’arancio” aveva come protagoniste persone intenzionate a trovare il loro amore che scrivevano alla redazione di Portobello per poi essere chiamate in trasmissione, conquistare la cabina e dunque ricevere le tanto desiderate telefonate. Non è inopportuno trovare delle analogie con trasmissioni come “Agenzia Matrimoniale”, “Uomini e Donne” o “Stranamore”.

Molte infatti erano le lettere che Tortora selezionava e tra queste se ne potevano trovare alcune scritte da persone intenzionate a ritrovare una persona cara che poi andavano a costituire la rubrica “Dove sei?” possibile antenata di trasmissioni come “C’è posta per te”, “Carramba che sorpresa” o “Chi l’ha visto?”.

Con queste parole il giornalista Mimmo Lombezzi definisce la trasmissione e il suo animale totem che la rappresenta e la incarna: “Portobello, il pappagallo, in realtà è un reduce, un relitto, come molti dei personaggi o degli oggetti della trasmissione. Il riserbo sdegnoso del volatile risplende d’umanità d’altri tempi specie intorno all’esibizionismo antropomorfo dei suoi pappagalleschi interlocutori e delle loro smorfie. L’infame tace (come la Sfinge), spiazza i ruoli, arriccia la cresta, si rifiuta di fare il pappagallo. Ha perfettamente compreso il gioco della trasmissione; con la guerriglia del silenzio rifiuta di dare spettacolo di sé. Come Paganini nega il replay e conserva l’aura delle proprie esibizioni. al contrario dei concorrenti o meglio degli inserzionisti della trasmissione. La vera inserzione infatti di questo programma di inserzioni è la trasmissione stessa, Portobello, è la più spettacolare trappola del ridicolo mai inventata in televisione”.

Portobello, di cui poi la Clementoni ha prodotto la versione gioco in scatola e di cui poi la TG Sebino ha cominciato a vendere la versione pupazzo parlante, è l’esempio di una RAI che si fonde con la provincia così come aveva fatto alle origini e così come stavano facendo le nascenti tv private. Con Portobello inizia a prendere forma la televisione di servizio, una sempre più preponderante Tv-verità.

Il programma è stato riproposto nel 2018 su Rai 1 da Antonella Clerici ma del Portobello di Tortora, come afferma Aldo Grasso, ha usato “il corpo ma non l’anima”.

Curiosità: uno dei momenti tanto attesi di ogni serata era quello in cui una persona del pubblico in studio tentava di vincere un montepremi a patto di far pronunciare al pappagallo il suo nome in trenta secondi. La prima che ci riuscì dopo ben cinque anni nella puntata di Capodanno del 1982 fu l’attrice Paola Borboni.

Ed ora è proprio il caso di dire “Big Ben ha detto stop!”: si chiude con il ricordo del papà di Portobello Enzo Tortora e quel suo commovente “Dove eravamo rimasti?” questo primo appuntamento, invitandovi qualora lo vogliate, a postare e condividere anche voi oggetti, ricordi, fotografie e frammenti di memoria che vi legano a questa trasmissione.