#TeresaDeSantis, direttrice di Rai1, non vuole mollare: “Non farò l’agnello sacrificale. Sono sola e pronta a lottare”

“Mi difenderò fino all’ultimo, non sarò un agnello sacrificale”. Così, Teresa De Santis, direttrice di Rai1 dallo scorso novembre, intervistata da Michela Tamburrino del quotidiano La Stampa. Le sue parole giungono proprio nei giorni nei quali si gioca la battaglia della sopravvivenza alla guida dell’ammiraglia. Col mutamento del quadro politico e con l’insediamento del governo giallorosso, il nome della direttrice in quota Lega è tra i più in bilico, indebolita anche da un’estate parecchio negativa sul fronte degli ascolti della sua rete e da palinsesti autunnali parecchio discutibili.

“In Rai non sai mai quando ti arriverà una coltellata ma la cosa certa è che ti arriverà dal tuo migliore amico”, confida la direttrice, citando il comico Luttazzi. Sulla sua rete, descritta in crisi di ascolti, risponde invece che: “Rai1 stacca la concorrenza di parecchi punti e anche nel day time sta rimontando un gap antico con Canale 5”

È stata lasciata sola? “Non mi sono mai sentita in gran compagnia. Una storia antica per una donna che riveste una posizione strategica. Io vado in guerra a mani nude. Il maggior competitor ha investito milioni su una programmazione che lo illumina sette giorni su sette, hanno nuove produzioni, nuove fiction. Pure nel preserale hanno investito tre milioni e mezzo di euro. Certo, io ho le repliche di Montalbano, un meraviglioso Ulisse e di questo sono felice, ho una fiction nuova, Imma Tataranni, con una protagonista bravissima ma ancora poso conosciuta. Soprattutto non ho la Champions e questo mi creerà seri problemi, perché i film hanno risultati inferiori e inoltre, me la ritroverò contro ogni ad attaccare le fiction migliori, mentre lo scorso anno era Rai1 ad averla e a godere del suo 19%”.

La De Santis conclude, rigettando le accuse che le sono state rivolte lungo questi mesi: Sfido chiunque ad accusarmi di aver tolto qualcuno per motivi politici, un solo nome di una testa caduta per quel motivo. Ma non c’è (…) Non è sentito Salvini: né lui, né altri. Nella logica della tv lineare che non è poi l’unico consumo oggi, mi piacerebbe portare avanti una rete pluralista in grado di rappresentare la società italiana. La Rai deve andare incontro a una trasformazione per poter affrontare le nuove sfide del mercato come già nei piani dell’ad Salini, una riforma radicale che la rende più libera e snella e dunque competitiva. Per me parla la mia storia, le etichette sono di comodo”.