TELE… DICO | Twitta che ti passa… ma anche no: i #social in TV hanno troppo potere?

Negli ultimi anni niente sembra angosciare il piccolo schermo più dei social. O quasi. Subito dopo l’ansia da ascolti arrivano loro: Instagram, Twitter, Facebook, Tik Tok. I follower, i commenti, le critiche: parlare a chi i social li vive quotidianamente, studiare iniziative ad hoc per incentivare l’interazione e, perché no, anche schivare le polemiche che da lì arrivano è ormai un’ossessione anche per chi si occupa di televisione.

Uno strapotere, meritato o meno, che negli ultimi anni è arrivato a toccare vette fino a qualche anno fa impensabili. Basti pensare che format storici come Ballando Con Le Stelle hanno pensionato il televoto (anche a fronte di un intento benevolo) per affidare interamente a cuoricini e likes l’opinione degli italiani su gara e concorrenti. E ancora, dall’altra parte della barricata, il Grande Fratello Vip si serve in maniera sempre più marcata di Instagram, Twitter o Facebook (e senza neanche farsi tanti scrupoli) riempendo le scalette di puntata di spazi appositamente costruiti per scaldare gli animi dei concorrenti vip, già di per sé molto sensibili quando si parla di popolarità social. Lì si proclamano scandali, si scovano bestemmie, si lanciano hashtag (#fuorioppini per dirne uno). E si reclamano squalifiche che poi, in puntata, trovano (più o meno) riscontro.

Un punto di non ritorno? Ormai sì, verrebbe da pensare. La social-TV è realtà, indispensabile anche per riportare le fasce più giovani davanti al piccolo schermo (Il Collegio insegna). Fino a qui nulla di male. Quando però si entra nel campo delle votazioni, forse bisognerebbe fare più attenzione. Magari chiedersi se davvero i social, usati lo scorso gennaio da 35 milioni di italiani (dati del Digital Report 2020), bastino di per sé per essere considerati una rappresentazione realistica dell’opinione pubblica. Se siano davvero espressione del pensiero comune o piuttosto di una minoranza. È quello che sembra dire l’eliminazione di Guenda Goria nell’ultima tornata di nomine del GF Vip, dove il meccanismo di votazione prevede ancora un mix tra sms, sito Internet, app Mediaset Play e smart tv (fino a qualche anno fa si poteva votare anche sui social): un’esclusione accompagnata su Twitter, che avrebbe preferito di gran lunga l’uscita di Elisabetta Gregoraci, da numerose polemiche e immancabili complottismi. Accuse che ritornano ogni qual volta l’esito del voto non incontra il favore di qualcuno perché, come risaputo, l’affidabilità non è propriamente il punto di forza di questi strumenti e si presta molto facilmente alle critiche.

Lo si sa da sempre, come dice anche la querelle nata intorno alla prima edizione de L’Isola dei Famosi e alla vittoria di Walter Nudo: una volta erano i call center, ora gli account fake. Non è un caso se poche settimane fa, in occasione dello spareggio tra Costantino Della Gherardesca e Antonio Catalani, Ballando Con Le Stelle si è trovato a dover sospendere nel bel mezzo della settimana la votazione social perché erano state riscontrate presunte irregolarità: confortante per quanto riguarda l’efficacia dei controlli, meno se si pensa in generale all’autorevolezza di un tale meccanismo. Meglio forse puntare su sistemi di votazione improntati su una combinazione di dispositivi, anche per non escludere quelle fasce di popolazione meno avvezze all’utilizzo di uno solo di essi: sms, telefonate, sito Internet, social. E per invogliare il telespettatore a votare senza dover per forza fargli spendere soldi (questo il nobile motivo per cui Milly Carlucci ha rinunciato al suo storico “Stop Alle Telefonate!”) magari intervenire non tanto sul singolo strumento quanto sui costi del sistema magari con accordi più stringenti anche con gli operatori. Forse anche il notaio, figura comunque sempre indispensabile, potrà tornare in parte a riposare. Account fake permettendo.