TELE… DICO | #TemptationIsland ft. #MatrimonioAPrimaVistaItalia: pensavo fosse amore invece era…

Non è solo il cambio (o meglio lo scambio) di programmazione, per giunta nella stessa settimana, ad accomunare i due docu-reality del momento. E neanche il fatto che entrambi nascano (apparentemente) per esplorare l’amore: quello che è, quello che non è, quello che potrebbe essere, quello che sarebbe potuto essere ma non è stato. L’amore nelle relazioni di coppia: seppur con formule differenti, Temptation Island e Matrimonio A Prima Vista provano a intercettarne le dinamiche, finendo per restituire un campionario di fragilità caratteriali e di scompensi psico-emozionali. Trattati di immaturità, affettiva e relazionale, che funzionano in quanto tali. No. Non è solo nel cambio di programmazione il punto di contatto tra i due format e neanche nel loro presentarsi come esperimenti sociologici. Piuttosto è in un paradosso, insito, nascosto: il loro raccontare l’amore attraverso il non-amore.

D’altronde a funzionare, a fare più scalpore solitamente è ciò che non va (non ciò che va). Facile dunque ipotizzare che, in fase di casting, Temptation Island riservi una corsia preferenziale a coppie tutt’altro che affiatate. Dove l’egoismo e il desiderio di visibilità dell’uno (o di entrambi) prevalgano sull’autenticità del sentimento. Basta poco e il gioco è fatto. Indipendentemente da che escano insieme o separati, a forgiare il racconto sono incomprensioni, malumori, sofferenze: è questo a intrigare il pubblico. Non per tutti è così, sia chiaro: inserire anche solo qualche coppia più autentica e meno show-centrica fa comunque gioco. Se non altro perché aiuta a dare sostanza, garantendo un happy ending (non di facciata). E il format stesso ne guadagna in credibilità.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Matrimonio A Prima Vista. Qui probabilmente il paradosso è ancor più evidente: per quanto si proponga come esperimento, risulta difficile credere anche solo che esperti tanto rinomati possano formare coppie così visibilmente sgangherate già in partenza. E viene quasi spontaneo chiedersi: se invece ci azzeccassero, il programma funzionerebbe altrettanto bene? Senza dubbio, no. Perché è proprio lì, negli scontri caratteriali, nelle incompatibilità esibite a favore di telecamera che il format si esprime al meglio. Fosse tutto rose e fiori, interesserebbe a pochi: dare spazio a litigi, pianti e crisi isteriche potrebbe rivelarsi molto più conveniente. D’altronde, per quanto possa essere confortante vedere qualcuno davvero capace di mantenere promesse di amore eterno (e in un certo senso è quel che ci si augura anche per sé prima o poi), ancor più divertente è poter spiare chi non ne è in grado. Chi non riesce ad andare oltre il proprio ego, talmente concentrato sui limiti altrui da non accorgersi dei propri. Chi pur di scansare i problemi e non affrontarli preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto o buttarsi verso altri lidi. Chi si arrende ancor prima di lottare, quasi senza sapere che una relazione sana esige anche spirito di sacrificio, pazienza. E comunque non è un caso se nelle precedenti quattro edizioni di dodici coppie solo una sia riuscita a sopravvivere all’esperimento.

Insomma meno funziona la coppia, più funziona il programma: Temptation Island e Matrimonio a Prima Vista sembrano dire questo. Se poi volete davvero testare la vostra stabilità di coppia, basterà iscrivervi ai casting del docu-reality di Canale 5: se verrete selezionati, probabilmente qualcosa che non va tra voi due c’è. E se invece cercate marito oppure moglie, meglio affidarsi a qualche agenzia (o social?) piuttosto che a Real Time. A meno che (in entrambi i casi) non siate eccezioni. Perché, si sa, l’eccezione conferma sempre la regola.