TELE… DICO | Tempo scaduto per il Ddl Zan: può davvero dirsi “civile” un Paese che temporeggia su una legge anti-violenza?

Suona bene “civiltà”. Talmente bene che a volte ci si dimentica quanto. E si finisce per perdere di vista l’inciviltà. Prigionieri di un politically correct imperante, assuefatti al flusso di notizie negative che ci travolge quotidianamente, si arriva a mettere in discussione anche quello che dovrebbe essere un semplice “atto di civiltà”.

È questo il Ddl Zan. Niente di più, niente di meno. Non di certo un tema per cui vale la pena discutere, riempire le piazze. Mobilitare campagne social. Lanciare petizioni come questa. No, non dovrebbe essercene bisogno. Perché quando si tratta di condannare una violenza, in qualunque forma essa sia, non bisognerebbe discutere ma solo agire.

Muoversi. Subito. E non nelle piazze o sui social. Ma in quei luoghi che dovrebbero dare l’esempio. I “palazzi del potere” direbbe qualcuno: da lì dovrebbe partire una ferma, unanime condanna alla violenza. Indipendentemente dalla forma in cui si manifesta. Dal perché si manifesta.

Non si tratta di orientamento sessuale, politico o religioso. Né di disabilità o di etnia. La violenza è violenza. Sempre. Ed è di per sé grave. Perché quindi dover discutere della natura di un’aggressione? Perché se la violenza è mossa da odio razziale o religioso l’aggravante c’è, mentre per ragioni legate all’omolesbobitransfobia, alla misoginia o all’abilismo ancora no?

È un atto di civiltà il Ddl Zan. Solo questo. In un Paese davvero “civile” non ci si fermerebbe neanche a discuterne. Si approverebbe e basta: solo un atto di civiltà. Ha detto bene Maurizio Costanzo in una puntata del Maurizio Costanzo Show, unico spazio televisivo in cui il tema sembra aver trovato uno “spazio” degno di tale nome con argomentazioni pro ma anche contro. Peccato che poi si sia parlato quasi più delle polemiche sul teatrino Zorzi-Meloni che della questione in sé. Come dire: il dito per non guardare la luna.

Maurizio Costanzo però ha dato soprattutto voce a Malika e a Jean Pierre, aggredito solamente perché si stava baciando con il suo ragazzo: immagini raccapriccianti quelle dell’aggressione che basterebbero da sole a rispondere ai tanti perché, ai tanti paletti che ancora bloccano l’approvazione del Ddl Zan. Jean Pierre ha avuto il coraggio di denunciare, ma quanti Jean Pierre ci sono a cui quel coraggio ancora manca?

Una battaglia di tanti, di tutti. Ma non in tv: piccoli, sporadici flash in contenitori come Da Noi a Ruota Libera, Pomeriggio 5 o Storie Italiane non sono abbastanza, se si pensa alle potenzialità del mezzo televisivo e al ruolo che potrebbe avere nel sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema importante come questo.

Lo ha dimostrato in passato proprio il Maurizio Costanzo Show su altre battaglie socio-culturali: lo può fare ancora oggi la televisione. Magari lasciando parlare proprio chi l’omolesbobitransfobia, la misoginia o l’abilismo li conosce bene, avendoli vissuti sulla propria pelle. L’approvazione del Ddl Zan è questione di “civiltà”? No, è molto di più. È l’occasione per riscoprire e ridare senso (e valore) a questa parola.