Succede a tutti prima o poi. Sei davanti a un programma televisivo e, mentre guardi che si dice sui social, ti imbatti in un post o in un tweet su quel programma. Spontaneamente scrivi la tua. Magari esprimi una critica verso qualcosa o qualcuno. Sempre con toni pacati, ovviamente. Ed eccoli lì, pronti a insorgere in massa. I fan invasati: l’esercito di Mordor.
Neanche il tempo di accorgertene che ti ritrovi sommerso di post e tweet offensivi: insulti e nel peggiore dei casi minacce. E lì, di fronte a una tale gratuità, la voglia di interagire si spegne, insieme al gusto di commentare. Perché un passatempo non può trasformarsi in qualcosa di spiacevole per colpa di chi non sa distinguere tra fan e fanatismo.
No. Fan non è fanatismo. Bisognerebbe farlo capire a chi lo scorso autunno prese di mira Matilde Brandi, arrivando persino a minacciare le figlie, come rivelò lei stessa in lacrime a “Live – Non è la D’Urso”. Non gradirono alcuni episodi successi durante la sua permanenza al “Grande Fratello Vip”: questa la “colpa”.
Fan non è fanatismo e reality non è realtà. Ma forse c’è ancora chi non lo capisce. E no, non sono i concorrenti ma telespettatori: gente che poi sui social riversa la propria, ingiustificata cattiveria sposando cause che non hanno ragione d’essere. Le lacrime di Matilde Brandi sono ormai un ricordo lontano. Non lo sono però messaggi offensivi e minacciosi.
Quelli continuano. E purtroppo non riguardano solo la TV: le minacce social denunciate in questi giorni dal figlio di Andrea Pirlo o quelle ricevute nei mesi scorsi dalla senatrice Liliana Segre lo dicono bene. Particolarmente preoccupante è anche dover constatare che le tifoserie social, quando si tratta di televisione, non si fermano neanche una volta che i riflettori si spengono.
La porta rossa del GF Vip si è chiusa ormai da due mesi ma sui social continuano a comparire hashtag legati al programma (#TZVip su tutti). E i fanatici non sembrano aver sotterrato l’ascia di guerra: inspiegabilmente ancora assuefatti alle dinamiche ormai morte del programma, sono sempre in prima linea quando si tratta di difendere il proprio beniamino e attaccare “il nemico”. Basta un’ospitata di Tommaso Zorzi (una delle tante) a riaccendere lo scontro: guai a criticarne la sovraesposizione post-reality (un’opinione peraltro condivisa anche dal suo pigmalione Signorini).
Non risparmiano niente e nessuno pur di difendere i loro prediletti: concorrenti, giudici, opinionisti, conduttori avversi. I giornalisti che ne scrivono male. I telespettatori che li criticano sui social. Sono i reality ad infiammare gli animi: d’altronde programmi come Uomini e Donne, GF Vip o L’Isola dei Famosi sono tra i più commentati sui social. Ma anche se osi scrivere di aver guardato programmi comici come Lol – Chi Ride è Fuori, Felicissima Sera o Una Pezza di Lundini e di esserti divertito, immancabile sbuca lo sconosciuto a dirti “Ma come sei messo?!“.
E i talent non sono da meno. “Ora che sono uscite Martina e Rosa, leoni da tastiera, offendete Samuele. Non vi resta altro che fare. Ma che vita avete? Persone adulte con un cervello da gallina e mi scuso se offendo la povera gallina. […] Imparate educazione e umiltà. E commentate con più riguardo e serietà, mi vergogno io per tutti voi” ha scritto nei giorni scorsi su Facebook il padre di un concorrente di Amici, stanco dei continui attacchi contro il figlio.
Siamo d’accordo tutti: una competizione senza tifo non sarebbe una competizione. Ma ultimamente sembra si stia andando oltre. E la tv non merita questo. Non deve diventare motore di odio o intolleranza. Né fungere da pretesto per orde di invasati che sui social riversano le proprie frustrazioni, il proprio malessere, provando compiacimento nell’offendere gratuitamente gli altri.
No. La tv dovrebbe invece essere gioco, leggerezza. Espressione e baluardo del libero pensiero. Dovrebbe incentivare ognuno a esprimere apertamente la propria opinione, con educazione e rispetto. E ad ascoltare quelle altrui. La grande vittima di questo fanatismo social “malato” alla fine è anche lei.