TELE… DICO | Amici 20: l’eliminazione di Leonardo grida giustizia. Ma stupirsene è da ingenui

a cura di @giulio – “Secondo me chi se ne deve andare, già lo sa”. Eh sì, Maria De Filippi aveva ragione. Lo sapeva già Leonardo. E lo sapeva anche chi segue Amici. E no, questa volta non si può dare colpa agli spoileratori seriali, dato che quest’anno, posticipando l’esito della seconda eliminazione al dopo-puntata, sono stati messi a tacere.

In ogni caso non serve essere il polpo Paul o il divino Otelma per intuire che ad abbandonare il talent sarebbe stato Leonardo. Ecco. L’errore è proprio lì. L’ho appena commesso anche io. Fermarsi alla parola “talent” e dimenticare che Amici è prima di tutto uno “show”. Lo si dà per scontato, quasi presupponendo che il “talent” debba necessariamente premiare il talento. E quando non accade, si parla di “ingiustizia”.

È un cortocircuito in cui si cade spesso. E con molta facilità. Lo conferma anche l’eliminazione di Leonardo e i post che ne sono seguiti sui social. Le parole di Ermal Meta: “Là dentro eri il più bravo di tutti”. Essere bravi non basta. Ed Ermal, che per anni si è seduto in giuria, dovrebbe saperlo.

Il meccanismo di quest’anno sembra prediligere lo show al talent. E per quanto ne beneficino gli ascolti, a farne la spesa è la meritocrazia. Perché a gridare giustizia non è solo l’eliminazione di Leonardo ma anche e soprattutto il ballottaggio tra lui ed Aka7even, entrambi molto più meritevoli di restare in gioco di altri loro colleghi che durante l’anno sono stati messi ripetutamente in discussione. E non si parla solo del canto.

Poco prima ad essere eliminata è stata Ibla, entrata sfidando non uno ma bensì tre allievi. La scorsa settimana invece è toccato a Gaia, ammessa poche settimane fa senza neanche una sfida. Le sue stratosferiche doti allora bastavano: ora evidentemente non più, dato che è stata la prima a dover abbandonare la gara.

Stupirsene però è impossibile: Amici non è altro che uno show televisivo e in quanto tale alla meritocrazia antepone dinamiche e meccanismi improntati sulla ricerca di share. D’altronde, non si può fargliene una colpa. Lo si è visto più volte in venti anni di onorata carriera: quando talento e “televisività” coincidono, l’operazione “vetrina” riesce molto facilmente. Se invece così non è, a farne le spese è il “talento”, come fu per Nyv lo scorso anno che, se non è altro, è riuscita comunque ad arrivare in semifinale.

Nell’edizione in corso invece l’impressione è che si voti guardando più al personaggio, allo show, e meno alle performance. Ed è così che alla seconda puntata (la seconda, non la quinta o la sesta) a finire in ballottagio sono stati Leonardo e Aka7even. Sul sistema di votazione influisce anche il ritorno alla formula preregistrata che, pur facendo gioco allo show, non permette di ricorrere al televoto (in questo caso, si potrebbe anche pensare “meno male“).

C’è però un giurato che Amici non potrà mai avere: il tempo. L’unico davvero capace di decretare vincitori e vinti. Di stabilire chi ha ragione e chi torto. Le carriere di Mahmood (eliminato alla prima di X Factor 2012) o della stessa Arisa, anni fa scartata proprio ai casting di Amici, lo dicono apertamente. Mollare non è consentito. Mai. Capito, Leonardo?