Share basso e perplessità per #SetteStorie, il nuovo programma di #MonicaMaggioni, ma #Coletta la difende

Dopo gli anni da presidente della Rai, “una cosa che mai avrei pensato di fare”, tornare a un programma d’inchiesta come Sette Storie, in onda dal 29 giugno in seconda serata su Rai1, rappresenta “una riconnessione con la mia vera passione, quella che ho da quando ero bambina, il giornalismo”. Queste le parole di Monica Maggioni, alla guida del programma che, dopo le puntate estive, tornerà in autunno per un impegno lungo tutta la stagione, ma con un altro titolo che dovrebbe essere ufficializzato il prossimo giovedì durante la presentazione dei palinsesti e che sarà, salvo cambiamenti, “60 minuti“, come vi avevamo già aggiornato nei giorni scorsi.

Una nuova sfida attraverso un linguaggio innovativo, lontano sia dal talk che dallo studio televisivo. Buone le premesse, un po’ meno i risultati in termini di ascolti. L’ultima puntata andata in onda ha registrato l’8,5% di share per un totale di 723mila spettatori, mentre la prima puntata solo il 7,7% di share con 707mila spettatori. Il direttore di Rai 1 Stefano Coletta però non ha dubbi“Gli ascolti sono in media con quelli della seconda serata di Rai1 anche se il programma non strizza l’occhio agli ascolti ma pensa a un target alto, ha dichiarato.

Coletta, nel corso dell’incontro con la stampa tenutosi ieri mattina, come riportato oggi da Libero, ha voluto mettere subito le cose in chiaro: “Per favore siamo costruttivi, non riduciamo il nuovo programma Sette Storie a un nuovo caso Fabio Fazio. Questa la risposta a chi ha considerato il programma della Maggioni troppo dispendioso, a livello di mezzi e di team. Basti pensare, ad esempio, che il regista è Alessandro Capitani, noto regista e sceneggiatore cinematografico, vincitore tra l’altro del David di Donatello, nel 2016, per il miglior cortometraggio, con “Bellissima”.

La Maggioni risponde più diplomaticamente alle polemiche, ben conoscendo i colleghi giornalisti, essendo lei stessa della categoria, da più di 20 anni. Alla domanda sul paragone con Fabio Fazio risponde: “Magari fossi come Fabio Fazio”. Come se non bastasse, ad inasprire le polemiche già molto accese, si inserisce un’altra questione che ha destato negli scorsi mesi non poche perplessità: la diatriba sull’intervista al Presidente siriano Assad.

Andiamo con ordine e facciamo un passo indietro, all’inverno 2019. L’intervista era stata realizzata il 26 novembre 2019 e sarebbe dovuta essere resa pubblica il 2 dicembre, ma tutto si era bloccato per controversie interne alla direzione Rai. L’agenzia di stato siriana Sana aveva affermato che la trasmissione da parte di RaiNews24 era attesa per il 2 dicembre, ma che poi l’intervista “non è stata messa in onda dalla tv italiana per ragioni incomprensibili”. Pur informato dalla Maggioni, l’ad della Rai, Fabrizio Salini, aveva precisato che l’intervista non era stata commissionata da alcuna testata e quindi non era stata concordata a priori una data di messa in onda.

Per la precisione, l’intervista era stata proposta al direttore di RaiNews24, Antonio Di Bella, che aveva chiesto di visionarla, per poi bloccarla – d’intesa con Salini – in considerazione della genesi anomala di tutta la vicenda e di contenuti ritenuti non idonei a una rete all news. Una valutazione condivisa anche da altre testate della Rai alle quali sarebbe stata proposta la messa in onda. Si è pensato poi, quindi, di trasmetterla su Raiplay, che con Fiorello aveva da poco inaugurato la stagione dei contenuti esclusivi. Peccato però che attualmente, una volta cliccato sul tasto play, il video non parta.

Che all’epoca la scelta di trasmetterla su RaiPlay fosse l’unica possibile per gettare acqua su un fuoco che si stava propagando e che aveva già visto i primi attacchi della politica? Al momento l’intervista, ripetiamo, compare nella galleria di contenuti disponibili, ma non si è grado di poterla recuperare. E a chi ipotizza una responsabilità di quel caso sullo scarso successo che sta attualmente raccogliendo la Maggioni, che allora era amministratore delegato di Rai Com, una partecipata del servizio pubblico, la giornalista risponde così: “L’intervista di Assad non diceva chissà quali cose straordinarie se non il fatto che non sono mai riuscita ad abbandonare il lavoro da giornalista. […] Se sono tornata in video non è per ripiego: la mia è una scelta di vita.”