#Sanremo2021, tutti i numeri della 71esima edizione del Festival: l’analisi dei dati Auditel, stime e target

L’edizione 2021 del Festival di Sanremo appena conclusasi è sicuramente stata una delle più difficili da portare in onda. La pandemia in corso ha costretto la Rai ad uno sforzo eccezionale al fine di garantire la salute e la sicurezza di tutti e tra protocolli, tamponi e tracciamenti, i casi di contagio sono stati pochi. Il tutto per poter mantenere l’appuntamento con la tradizionale kermesse e, mai come ora, dare un segnale forte al mondo dello spettacolo, fermo ormai da diversi mesi.

Di fatto l’essere riusciti a mettere in piedi la grande macchina di Sanremo in queste condizioni è già da considerarsi un successo. E forti dei risultati dell’anno scorso, Amadeus e Fiorello avrebbero dovuto incassare anche un secondo successo: quello sul fronte Auditel.

Condizionale d’obbligo, perché di fatto questo successo non c’è stato. Diciamolo, dall’evento televisivo più importante della televisione italiana ci si aspettava ben altri risultati. E ad aspettarseli era soprattutto Rai Pubblicità, società concessionaria unica per la raccolta pubblicitaria di tutte le reti, siti web e radio del gruppo di Viale Mazzini.

Sulla base delle restrizioni in vigore (coprifuoco alle 22, zone rosse in diverse aree del paese e via discorrendo che avrebbero dovuto aumentare la platea e il numero di spettatori) e con l’idea che un momento di puro intrattenimento avrebbe giovato in un periodo così triste della nostra storia, l’azienda si era spinta non solo a confermare i dati del 2020, ma addirittura a prevedere un incremento, sia in termini di share che in termini di spettatori.

Ed è così che se si consulta il documento dell’offerta commerciale di Sanremo 2021 online sul sito di Rai Pubblicità, a pagina 25, ci si imbatte nelle stime sulla base delle quali sono stati poi venduti gli spazi pubblicitari. 10 milioni di telespettatori, 55% di share, +2% su base annua. Stime erano e tali sono rimaste. Le prime quattro serate infatti hanno totalizzato una media nettamente inferiore a quanto previsto:

  • 1a serata: 8.363.000 (46,6%)
  • 2a serata: 7.586.000 (42,1%)
  • 3a serata: 7.653.000 (44,3%)
  • 4a serata: 8.014.000 (44,7%) + 1.596.000 (42,8%) *
  • 5a serata: 10.715.000 (53,5%) + 4.888.000 (74,4%) **

* 5 minuti conclusi dalle 02:00 alle 02:05 rilevati nel giorno successivo

** 39 minuti conclusivi dalle 02:00 alle 02:39 rilevati nel giorno successivo

  • Dato medio Sanremo 2021: 8.470.000 (46,24%)
  • Dato medio Sanremo 2020: 10.113.600 (54,78%)

Per trovare dati più bassi si deve tornare al 2008, quando con la conduzione di Pippo Baudo e Piero Chiambretti, il Festival raggiunse “solamente” una media di 6.811.000 spettatori e il 35,64% di share.

Escludendo la finale, nessuna delle serate ha soddisfatto il dato stimato e, come riporta Il Sole 24 Ore, i target pubblicitari sono stati mancati del 18%, un dato che non può lasciare indifferente chi per fare pubblicità nel Festival ha speso migliaia se non milioni di euro. Le prime tre serata in particolare fanno segnare 2,2 milioni di spettatori e 11 punti di share in meno rispetto allo scorso anno.

In Rai si è corsi ai ripari e in sala stampa ci si è attaccati un po’ a tutto per giustificare il calo: dal contesto storico alla rabbia degli spettatori che non hanno voglia di divertirsi. Si è arrivati ad elogiare i picchi di share (a quanto pare non si usano solo a Cologno Monzese) tra i giovani e a parlare di variazione sostanziale della platea televisiva (che di fatto non c’è stata).

Non volendo mettere in discussione il contesto storico (ricordiamo che l’assenza di pubblico ha giocato comunque un ruolo fondamentale) o l’esistenza o meno di questi picchi (che non ci si può inventare essendo dati certi rilevati da Auditel), bisogna però dire che quella fatta in conferenza stampa è una chiara arrampica sugli specchi per cercare di mascherare un dato chiaro e pulito come quello Auditel: da qualsiasi angolazione lo si guardi, il calo c’è. E si è visto.

Ma all’origine del calo dei dati d’ascolto c’è anche altro. Oltre ad alcuni momenti nelle prime serate nei quali la narrazione sembrava arenarsi, risultando quindi poco dinamica e per certi aspetti anche noiosa, Sanremo 2021 paga lo scotto di un parterre di artisti giovani e giovanissimi, quasi sconosciuto al pubblico over, principale fruitore del primo canale con un’età media costantemente superiore hai 60 anni. Si è riscontrata infatti una crescita sulle fasce d’età 15-19 (+6 punti di share a 61,8%) e 20-24 (+2 punti a 60,9% di share) mentre forti cali nelle fasce 55-64 (-9 punti), 45-54 (-8 punti) e over 65 (- 7 punti a 50,59% di share). Segnale inequivocabile di uno svecchiamento, fortemente voluto dalla direzione di rete, è stata anche la fruizione di contenuti su Rai Play, in crescita del 30% rispetto allo scorso anno, e delle interazioni social che hanno sfiorato il tetto dei 30 milioni.

In controtendenza positiva ci sono invece i ricavi pubblicitari. Anche in assenza del palco esterno (che secondo alcune voci avrebbe dovuto ridurre gli introiti pubblicitari di circa 10 milioni) il bilancio si attesta a 38 milioni di entrate tra sponsor, rotazioni pubblicitarie e varie. Il tutto con una riduzione del costo complessivo della produzione del 5% (passati dai 18 milioni dello scorso anno ai presumibili 17 del 2021) come affermato dal direttore di Rai 1 Stefano Coletta, a cui quasi sicuramente però andranno sottratti eventuali compensazioni per gli inserzionisti che, a fronte di un previsto aumento degli ascolti, si sono visti aumentare i costi dei listini pubblicitari del 9% rispetto allo scorso anno.

Il bilancio complessivo si può tuttavia giudicare positivo e non solo dal punto di vista economico. Il Festival è riuscito nell’intento di riaccendere, anche se per solo cinque serate, il mondo dello spettacolo italiano e ha regalato, a chi lo ha seguito, diversi momenti di leggerezza e pseudo-normalità che in questo periodo sicuramente non fanno altro che bene.