Il reality che spettinò la televisione: a 20 anni dalla prima edizione, #DariaBignardi racconta il suo #GrandeFratello

Tra due settimane, il reality show più famoso d’Italia compie vent’anni e il 14 settembre ripartirà la quinta edizione della versione VIP condotta da Alfonso Signorini. Tutti ricordano però la prima edizione del reality nella sua versione NIP coordinata da Giorgio Gori (attuale sindaco a Bergamo) e Ilaria Dallatana, fondatori di Magnolia con Fabrizio Rondolino a capo della comunicazione divenuto poi collaboratore di D’Alema quando era a capo del Governo. Uno dei concorrenti di allora, Rocco Casalino, ha vent’anni dopo lo stesso ruolo: è collaboratore infatti di Giuseppe Conte. A condurre questo nuovo esperimento sociale che già stava spopolando in altri paesi europei fu chiamata Daria Bignardi, fino a quel momento volto-simbolo di una tv di tutt’altro genere.

Oggi la conduttrice sta preparando la nuova stagione de “L’assedio” sul Nove (dal 21 ottobre) e dal 21 settembre condurrà un programma quotidiano nella mattina di Radio Capital e inoltre il 10 novembre esce per Mondadori il suo settimo romanzo. Intervistata da Antonio Dipollina di Repubblica, ricorda così la sua esperienza:

«Forse vent’anni fa il GF segnò un passaggio tra una tv pettinata – e in qualche caso ingessata – e una più spettinata, più vicina alla realtà in tutti i suoi aspetti, anche quelli discutibili, imbarazzanti o noiosi: qualcosa che somigliava di più alla vita vera. La tivù degli anni 60 e 70 che rivedo a Techetechetè mi sembra bellissima, curata e piena di idee mentre negli anni 80 e 90, soprattutto nell’intrattenimento, era diventata più pigra e prevedibile”.

Nessuno degli addetti ai lavori, Bignardi compresa, si sarebbe mai aspettato quello che poi accade, un vero e proprio cataclisma mediatico che ha fatto saltare gli schemi dell’impostata televisione italiana.

“Io venivo dal primo programma che ho scritto, Tempi Moderni , che raccontava i cambiamenti del costume: credo che Gori volesse una giornalista perché così era stato in Spagna. Io non avevo nemmeno capito bene cosa fosse. Chiesi di conoscere i ragazzi prima che entrassero nella Casa. Mi colpì Pietro Taricone: vulcanico, magnetico, molto affettuoso».

Il fenomeno Grande Fratello fu tale da condizionare i giudizi sulla televisione futura portando la maggioranza dei critici ma anche del pubblico a pensare che fosse un programma costruito e che fosse la causa di un imbarbarimento indelebile del piccolo schermo.

«Gli autori c’erano ma non scrivevano quello che i ragazzi dicevano e facevano, governavano solo i meccanismi del formato. Le polemiche immagino fossero il segno – più che la causa – del successo. Qualcuno scrisse che funzionavo in quel ruolo perché riuscivo a raffreddare una materia incandescente. La tv forse è così: bisogna scaldare le cose fredde e raffreddare quelle calde».

Secondo la conduttrice, con o senza il reality la tv sarebbe rimasta uguale e se dovesse pensare a qualcosa di nuovo da inventare in tv sostiene che sia la sporcatura che buca il tessuto della scrittura televisiva a provocare un’emozione. Il fattore umano, reale. E meno elaborato è, meglio è. Con la musica ha funzionato, se pensi ad Amici , X Factor , The Voice”.

Chiamata a dare dei pareri su coloro che l’hanno affiancata e coordinata dice:

Giorgio Gori è stato un bravissimo direttore di Rete e penso anche un bravissimo sindaco. Fabrizio Rondolino l’ho incontrato solo ai tempi del GF e poi l’ho perso di vista ma quando ho diretto Rai 3 ho lavorato con sua moglie Simona Ercolani, una produttrice piena di entusiasmi”.

E poi il nome che scotta più degli altri, colui che dalla tv è arrivato in politica, Rocco Casalino.

«Bella carriera, no? Nella Casa era amico di Pietro Taricone e di Marina La Rosa: una persona particolarmente intelligente ma difficile da interpretare, più autore che personaggio con un’energia più riflessiva, meno spontanea. Non riesco a dare tutta questa importanza di evento con un prima e un dopo irreversibile al Grande Fratello . Capisco che da un punto di vista narrativo sia interessante farlo, ma mi sembra che i grandi cambiamenti arrivino spesso per caso e siano provocati da un complesso di cose: mai da nulla di prestabilito o prevedibile».