#Rai, #ForzaItalia e #ItaliaViva vogliono togliere la pubblicità. #Amazon pensa a un canale TV

La Rai sta vivendo giornate convulse e agitate e la precarietà che ancora vige a Viale Mazzini trova riscontro nella mancata ufficializzazione della data di presentazione dei prossimi palinsesti, che, dopo essere stata rinviata rispetto all’appuntamento inizialmente previsto per il primo luglio, attualmente attende ancora una nuova collocazione (si parla di una possibile presentazione per 8/9 luglio).

Dopo la risoluzione sugli agenti portata in CdA da Fabrizio Salini, a causa dalle pressioni arrivate dai commissione di Vigilanza Rai, e dopo il fulmine a ciel sereno arrivato lunedì mattina al settimo piano, quando è uscita la notizia dell’addio di Tinni Andreatta alla direzione di Rai Fiction, scelta che sarebbe stata presa dalla manager in assoluta autonomia e riservatezza, si aggiungono ulteriori preoccupazione per l’azienda televisiva pubblica.

Se martedì mattina su La Stampa Ilario Lombardo raccontava come il premier Giuseppe Conte stesse progettando una soluzione che, seppure scontentando almeno parzialmente la Rai, avrebbe dato, come si suole dire, “un colpo al cerchio e uno alla botte”, restituendole infatti fra 150 e 200 milioni di euro fra quelli che normalmente le casse dello Stato trattengono sul canone pagato dai telespettatori, andando però a ridurre la quota pubblicitaria, la proposta che arriva dal deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, è certamente più drastica.

A colpire maggiormente è poi l’appoggio di Italia Viva, che attraverso il commissario di Vigilanza Michele Anzaldi approva l’idea di eliminare del tutto la raccolta pubblicitaria che finanzia le reti pubbliche. “Se la riduzione (in una citazione precedente l’onorevole di Iv parlava esplicitamente di “totale eliminazione della pubblicità sulla rete Rai” , ndr) della pubblicità in Rai venisse utilizzata come semplice merce di scambio con Berlusconi o con Cairo, allora sarebbe inaccettabile” afferma però l’ex parlamentare Dem, che negli ultimi anni ha sempre assunto atteggiamenti critici contro Viale Mazzini, anche quando a indirizzare la governance, seppure nella totale autonomia che aveva Antonio Campo Dall’Orto, era Matteo Renzi.

Il progetto di Mulè, già direttore di Panorama ed entrato nei palazzi del poter romano solo in quest’ultima legislatura, nelle file del proprio ex editore, Silvio Berlusconi, è questo: “Far vivere bene con oltre un miliardo e mezzo di canone la Rai ma senza introiti pubblicitari”, risorse che sarebbero invece suddivise in tutti i media, dal web alla carta stampata, passando per le TV locali. A questo punto non resterebbe, secondo la visione di Mulè, sposata anche da Anzaldi, che fare il vero Servizio Pubblico: via l’intrattenimento, che diventerebbe appannaggio delle reti commerciali e private, con buona pace della storia ultradecennale della televisione pubblica in materia, e spazio solo a informazione e cultura, “quello che meglio sa fare”.

Mentre quindi la politica, a discapito dei continui proclami, cerca di indirizzare il corso di Mamma Rai, con l’arcinota argomentazione di farlo “in difesa dei cittadini che pagano il canone”, Amazon starebbe pensando in qualche modo di istituzionalizzare Prime Video, regalandogli un canale televisivo, su cui proporre una programmazione 24 ore su 24. Questa l’indiscrezione che trapela da fonti interne dell’azienda, come racconta il sito Protocol: si starebbero infatti cercando professionalità in grado di “ridefinire il modo in cui i clienti guardano contenuti televisivi lineari 24 ore al giorno, sette giorni su sette” e anche profili per la “creazione di sistemi di catalogo lineare di nuova generazione, per offrire ai clienti Prime Video la migliore esperienza di tv lineare”. Dopo l’interesse mostrato per i diritti della Serie A, potrebbe arrivare una vera e propria svolta per l’attuale piattaforma OTT.