#Rai, Leu presenta un disegno legge per riformare la governance. Palinsesti approvati, si astengono Borioni e Laganà

Con il cda di lunedì pomeriggio è arrivato il tanto agognato via libera ai palinsesti autunnali, che sanciscono anche a Viale Mazzini, con quasi un anno di ritardo, l’inizio di una nuova Rai, che dovrebbe, almeno sulla carta, cambiare direzione dopo il vento sovranista.

Le perplessità restano e il vento che ha spinto per mesi Salvini, e che ha trovato un proprio specchio anche nei corridoi dei centri di produzione di Saxa Rubra e via Teulada, attraverso volti da molti legati alla Lega (Roberto Poletti, biografo del leader del Carroccio, Monica Setta, Lorella Cuccarini), non sembra ancora del tutto cessato.

Ed è per questo, anche e soprattutto, che la consigliera dem Rita Borioni, nel consiglio d’amministrazione riunitosi in Sala Orsello, si è astenuta dal voto legato all’approvazione dei prossimi palinsesti. I rapporti fra Partito Democratico e Fabrizio Salini, ovvero l’ad Rai, non sono mai stati idilliaci, come confermato dalla parole spese un paio di settimane fa da un parlamentare del partito di Nicola Zingaretti per criticare l’operato dal manager.

La Borioni però non si lascia andare a parole che trascendano dai fatti legati a questa circostanza e commenta così la sua scelta, come riporta l‘AdnKronos:

In Cda sono stati presentati dei palinsesti senza piani di produzione e piani di trasmissione. E non si sa neppure quando arriveranno. Piani cruciali che servono per la effettiva produzione e messa in onda dei programmi. Al momento i palinsesti non sono altro che titoli colorati. E a questo si aggiunge il fatto che non abbiamo notizie delle ricontrattazioni, annunciate dall’amministratore delegato, di artisti e produzioni al fine di abbassare i costi. Ricontrattazioni che potrebbero, quindi, intervenire in seguito. E se alcuni artisti poi non accettassero determinati tagli? Che ne sarebbe di una presa d’atto di palinsesti che poi potrebbero cambiare? Non faccio la presa d’atto di una dichiarazione di intenti

Altre perplessità le esprime l’altro consigliere del cda che ha deciso di astenersi dal voto: Riccardo Laganà. Ecco le sue motivazioni, affidate anch’esse all’AdnKronos:

“Ho fatto questa scelta per la mancanza di dati oggettivi su cui poter esattamente valutare i tagli ai contratti di collaborazione e rinegoziazione dei contratti in essere e di quelli da perfezionare con le società di produzione esterne. […]. Ho espresso anche perplessità sotto il profilo editoriale sui palinsesti di Rai1 e Rai3, mentre ritengo apprezzabile lo sforzo del direttore di Rai3 di coniugare la riduzione delle utilizzo di società di produzione esterna con il maggior ricorso alle risorse interne, mantenendo la stessa qualità dell’offerta editoriale tipica di Rai3”

Proprio il consigliere, che è espressione, all’interno dell’assemblea, dei dipendenti Rai, era presente ieri alla presentazione della proposta di legge proveniente dai deputati di Leu e firmata 26 febbraio 2020. A presentarla erano due dei firmatari, Federico Fornaro e Guglielmo Epifani, il primo commissario in Vigilanza Rai, che proprio questa sera si riunirà per ascoltare l’amministratore delegato Salini.

In che consiste questa proposta? Questo in sintesi il contenuto: il disegno di legge propone di superare il cosiddetto modello monistico con cui viene attualmente governata la TV pubblica, che di fatto è controllala direttamente solamente dal cda che siede a Viale Mazzini. È questo, infatti, che ad esempio approva il bilancio preventivo e consuntivo della Rai. Con il passaggio a una governance duale questa funzione, così come altre, passerebbe sotto la responsabilità del Consiglio di Sorveglianza, che sarebbe formato da ben 15 membri.

Questo organo sostanzialmente erediterebbe il ruolo dell’attuale Commissione di Vigilanza Rai e avrebbe oltre l’onere di approvare i bilanci, anche quello di nominare i tre membri del Consiglio di Gestione, formato a sua volta da tre sole poltrone, occupate da due consiglieri e un presidente, che avrebbe sostanzialmente i poteri dell’attuale amministratore delegato.

Tornado al Consiglio di Sorveglianza, ecco quale dovrebbe essere la composizione: il presidente viene nominato d’intesa fra i presidenti delle due Camere, ciascun ramo del Parlamento indica tre esponenti, lasciando almeno una casella alle opposizioni, l’assemblea degli azionisti (di fatto quindi il Ministero delle Tesoro) avanza altri due nomi, tenendo conto della parità di genere (devono essere un uomo e una donna), i dipendenti Rai esprimono due figure, una di una giornalista e l’altra di un non giornalista, così come ne esprime due anche la Siae e la Conferenza dei rettori delle università italiane, anche qui tenendo conto del criterio di genere.

Una volta insediato il Consiglio di Sorveglianza rimane in carica per sei anni, a differenza dei tre anni di mandato a cui è chiamato il Consiglio di Gestione, che viene nominato dal primo. La durata degli incarichi è volutamente sfalsata per sottolineare la differenza che intercorre fra le due assemblee: sostanzialmente il Consiglio di Sorveglianza dovrà indicare i binari da percorre in un’ottica di un autentico servizio pubblico e soprattutto dovrà vigilare sulla realizzazione di progetti che abbiano come fini quelli indicati dalla convenzione e dal contratto di servizio, esprimendo anche un parere non vincolante sul piano industriale e sul piano editoriale.

L’azione di controllo e vigilanza dovrebbe essere inoltre facilitata dal Comitato di controllo interno, formato da membri già appartenenti al Consiglio si Sorveglianza. Attraverso questo modello, secondo Fornaro, si verrebbe a “creare un’intercapedine tra la politica e la Rai, per impedire ai partiti di entrare nella vita quotidiana dell’azienda.”

Ecco come spiega la sua proposta il parlamentare eletto nelle file della lista capeggiata, due anni fa, da Piero Grasso:

“E’ il Consiglio di Sorveglianza che nomina il Consiglio di Gestione, ma, una volta superato questo passaggio, sono più chiare e definite quali sono le responsabilità dell’indirizzo (che spettano al Consiglio di Sorveglianza, ndr) e del controllo rispetto a quella gestionale (che spetta al Consiglio di Gestione, ndr). […] La politica c’è ancora, ma questo modello, ritengo, può avere nella suo dna qualche anticorpo in più per contrastare il virus. […] Il modello duale a mio giudizio consente di riuscire meglio a raggiungere l’obiettivo che non è ‘sic e simpliciter’ fuori la politica. Quando parliamo di servizio pubblico, che ci siano rappresentanti di Camera e Senato, quindi alla fine dei partiti, credo sia giusto, però il tema è che la politica deve stare fuori dalla gestione quotidiana della Rai e non decidere anche l’usciere.”