“Io sono Schiavone”. Esordisce cosi, senza giri di parole, Marco Giallini nell’intervista rilasciata al settimanale TV Sorrisi e Canzoni attraverso la quale presenta l’attesa quarta stagione della fiction di cui è protagonista. E ricorda come siano passati già cinque anni dalla prima puntata della fortunata serie di Rai 2 che narra le vicende del burbero Vice Questore in forza ad Aosta.
“All’inizio non lo volevo fare. E’ troppo simile a me, tranne per il vicequestore che non ho mai fatto. Pure romanzato ci cose che ricordano la mia vita. Non mi manca perché sono io, compresa moglie morte annessa. Ma mia nonna era vedova, lo era mia madre, tutti siamo vedovi di qualcuno, si spera avvenga il più tardi possibile”.
Dopo 16 episodi e 4 stagioni, Giallini non sembra affatto stanco di calarsi nei panni di Rocco Schiavone ed ogni volta cerca di portarlo in scena senza distaccarsi dal personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini: “Schiavone lo vedo come un fumetto, un Ken Parker o un Tex Willer fatto da vari disegnatori, ossia i registi che mi hanno diretto. Ma Schiavone è sempre quello inventato da Antonio Manzini e io non vorrei assolutamente fosse diverso. L’impronta mia gliel’ho già data e Antonio Manzini me l’ha detto”. Tanto che quest’ultimo: “quando scrive Schiavone non può fare a meno di immaginare quello che farei io”.
Tante analogie tra l’attore e il personaggio, ma anche alcune differenze, soprattutto sul piano sentimentale: “Lui è un romanticone che cerca di non morire. Io mi metto a piangere se sento Claudio Villa”.
Ma sulla fama da “sciupa femmine” Giallini posiziona Schiavone al secondo posto: “Lui lo è molto meno di me, a mio modestissimo parere. Ma le femmine sono talmente belle che non le ‘sciupo’, l’etimologia della parola non va bene. Io sto bene con loro, le guardo negli occhi volentieri, anche se un occhio che l’ho mezzo chiuso”.