La Rai del futuro presenta Il pranzo è servito: tutto uguale al 1982 e ormai lontano dalla televisione di oggi

Orfana di Serena Bortone e il suo “Oggi è un altro giorno” che tornerà a settembre, Rai 1 ha deciso di puntare per la stagione estiva sul ritorno di un format storico della TV commerciale qual era “Il pranzo è servito” condotto dall’indimenticato Corrado su Canale 5.

Il reboot targato Rai va in onda nella fascia post prandiale dell’ammiraglia e vede alla conduzione Flavio Insinna che con il suo sarcasmo – spesso scambiato per ironia – tenta di risollevare un format ormai lontano dai tempi in cui viviamo, accompagnato, oltre che dai due concorrenti in gioco, dalla “valletta” Ginevra Pisani. E qui viene da chiedersi: ma ancora le vallette dietro le scrivanie? Ok, “buon 1918” (cit.)

Più che “Il pranzo è servito” dovrebbe forse chiamarsi “Il pranzo è stato servito ed è pure indigesto”. Sarebbe stato certamente più logico trasmettere il programma intorno a mezzogiorno, per dare senso almeno al titolo. Tanto per rimanere in target, la classica telespettatrice di Rai 1 che segue allegramente i giochi, alle 14.00 avrà già bevuto il caffè, mentre si trova davanti Insinna che parla di peperoni e patate rigorosamente dell’Eurospin.

Ma tornado alla puntata d’esordio, il quiz si apre puntuale con la storica sigla del 1982 di Augusto Martelli e con una piccola introduzione di Corrado di qualche anno fa. Al termine, la palla passa ad Insinna che ringrazia tutti i passati conduttori del format, da Davide Mengacci a Claudio Lippi. Avanguardia pura.

Così come la scenografia, anche il regolamento della nuova edizione ha rispettato in gran parte quello originale. Al centro del gioco due concorrenti che devono superare varie manche: domande di cultura generale, indovinelli e prove pratiche. Come Corrado ci ha insegnato, ognuna delle cinque portate ha un valore economico: il Primo 300 euro, il Secondo 400 euro, il Formaggio 250 euro, il Dolce 350 euro e la Frutta 200 euro. Tutto come allora.

Il ritorno de “Il pranzo servito” ci dice insomma che alcuni format è meglio conservarli nella memoria collettiva. Se da un lato i remake portano il ricordo dell’infanzia ai nostri genitori e nonni, dall’altra queste idee cozzano con l’offerta proiettata verso il futuro che la Rai ostenta da anni, per non parlare dei tempi ormai moderni e lontani da quello stampo di televisione.

Perché ci si deve ancorare a titoli che hanno già sfruttato tutto il loro potenziale? Non sarebbe stato più opportuno proporre un nuovo quiz più fresco e al passo con i tempi? Se però pensiamo alle estati scorse, quando ad occupare quella fascia c’era Pierluigi Diaco con il suo “Io e Te”, forse ci è andata persino di lusso…