ItaliaSì, ItaliaNo, Italia Boh (Recensione cheTVfa)

La prima è andata. E dopo due ore di diretta è un Boh. Non si capisce bene che direzione il programma voglia prendere, che identità voglia avere. Sicuramente nelle prossime settimane lo capiremo meglio.

Sono tante le storie raccontate, forse troppe. Si corre. Si passa in fretta da un racconto a un altro. Il programma appare slegato. Un po’ confusionario. Senza un’identità ancora chiara. Dalle numerose storie in studio, al podio esterno, podio immaginario su cui salgono prima Gianni Ippoliti con un signore che si rilassa mescolando bottoni e poi Nathalie Guetta.

L’entusiasmo in Liorni e nel pubblico c’è, ed è evidente, anche troppo. Cantano e si muovono tutti, già dall’inizio con il remix dell’inno d’Italia, sulle cui note entra il conduttore romano.

Al centro del programma la gente comune e le sue storie, come in gran parte dei programmi in onda. Tutti declamano di voler dare voce alla gente e forse questo programma ci riesce realmente. Si avverte la sensazione che la trasmissione voglia essere al servizio dei telespettatori, sembra veramente che chiunque voglia possa dire qualcosa, anche se non ha nulla da dire. Viene data parola a tutti.

Nel complesso è un programma diverso. Il podio di Raiuno accoglie e abbraccia tutti. Affronta diverse tematiche che porterebbero ad ampie discussioni, però non si approfondisce. Vengono raccontate tante storie senza poi discuterne. E di argomenti di cui discutere ce ne sarebbero stati diversi:  dalla storia del ragazzo affetto dalla sindrome di Hikikomori, piaga sempre più diffusa ma non ben nota, perché nessuno ne parla, alla storia della giornalista Anna Cicalese, allontanata dal lavoro per i suoi chili in eccesso. Ci si limita ad un parere dei tre “consiglieri” (Dalla Chiesa, Santarelli, Coruzzi) la cui funzione non si rivela particolarmente utile e funzionale al racconto.

La seconda parte scorre più velocemente e linearmente della prima.  Dalla dichiarazione d’amore del marito di Maria Grazia Cucinotta alla toccante storia della signora Adele, madre di Giuseppe Tusa, dall’invenzione di una macchina che solo sentendo la voce può diagnosticare diverse patologie alla già citata vicenda di Anna Cicalese. Nella prima invece l’evitabile sosia di Albano (il vero era ospite a Verissimo), la novantenne che sfida le onde e che alla fine non dice o aggiunge niente al programma.

Il programma ingrana là dove punta al cuore dei telespettatori e adempie a pieno alla missione del servizio pubblico. Liorni si mette a servizio, si sporca le mani, scende in piazza, offrendosi di accompagnare la signora “morta da 7 anni” nei competenti uffici pubblici per tutelare i propri diritti. Il rischio di risultare pesante e troppo cupo per il sabato pomeriggio però c’è, soprattutto quando dall’altra parte ci sono le appassionanti interviste a personaggi internazionali (e la differenza di budget si nota tutta).

Dal canto suo Liorni rimane sempre il grande professionista cui siamo abituati, elegante, accogliente, mai fuori luogo o sopra le righe.

Il programma nel suo piccolo risulta innovativo, dà voce alla gente e ha coraggio. Coraggio di raccontare storie positive, storia piccole ma di grandi sentimenti, coraggio di fare denuncia sociale.

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