Dal questa sera su Rai4 (canale 21 del digitale terrestre), ogni lunedì in prima serata, alle 21:10, appuntamento in prima visione con l’ottava e ultima stagione de “Il Trono di Spade”, serie televisiva regina dell’ultimo decennio, tratta dalla saga letteraria di George R.R. Martin “Cronache del ghiaccio e del fuoco”. Cinquantanove Emmy Awards su ben 160 nomination: sul piano dei riconoscimenti ufficiali, il primato della serie ideata da David Benioff e D.B. Weiss è assoluto e senza precedenti.
La qualità della scrittura, il massiccio investimento produttivo e l’impeccabile casting hanno saputo garantire, a un prodotto concepito per il pubblico ristretto della televisione pay, un seguito mondiale da grande evento generalista. Ma la forza de “Il Trono di Spade” sta, soprattutto, nell’intuizione di George R.R. Martin, romanziere del New Jersey che ha mescolato con gusto e talento diversi grandi archetipi letterari, d’importazione britannica: le geografie immaginarie e la mitologia magica di J.R.R. Tolkien; la passione per la cavalleria e l’araldica di Sir Walter Scott; e soprattutto gli intrighi dinastici e di potere delle tragedie e dei drammi storici di William Shakespeare, in particolare del ciclo della guerra delle Due Rose.
La stagione finale chiude dunque, con pathos e spettacolo, il cerchio su due fronti: quello dello scontro soprannaturale con il Re della Notte e l’esercito dei non-morti e quello della guerra dinastica tra le regine Cersei Lannister (Lena Headey) e Daenerys Targaryen (Emilia Clarke). La prima perfida come Lady Macbeth, la seconda affiancata dall’impavido Jon Snow (Kit Harington), in una coppia eroica, inevitabile e impossibile, nel solco di Antonio e Cleopatra o di Romeo e Giulietta.
Tanta Inghilterra dunque, ma anche tanta America, incarnata dalla casata Stark, austeri pionieri del nord, chiamati a mediare tra gli intrighi cortigiani di Approdo del Re e le ambizioni imperiali di Daenerys, leader carismatica di una rivoluzione proletaria. Chi vincerà il gioco dei Troni? Più del finale, è la morale della favola, affidata al mattatore Tyrion Lannister (Peter Dinklage), a darci il senso dell’intera saga: vince chi conosce e chi sa raccontare. Come Martin, Benioff, Weiss e, naturalmente, Hollywood!