Il TAR del Lazio chiede a Report l’accesso alle sue fonti. Sigfrido Ranucci: “Non lo faremo mai, devono venire con l’esercito”

Il TAR (Tribunale amministrativo regionale) del Lazio ha emesso una sentenza con cui ha intimato alla redazione di “Report”, la trasmissione di successo di Rai 3, di concedere l’accesso ai documenti utilizzati per realizzare un’inchiesta sull’avvocato leghista Andrea Mascetti (che ha fatto l’esposto contro il programma) e sul presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. L’inchiesta in questione, intitolata “Vassalli, valvassori e valvassini“, è incentrata sugli appalti pubblici in Lombardia e risale allo scorso 26 ottobre (per chi volesse recuperarla o rivederla, la si può trovare su RaiPlay o sul canale YouTube della Rai).

In particolare, nella sentenza si legge che Mascetti avrebbe chiesto di accedere  a “tutte le richieste rivolte dai giornalisti e dalla redazione di Report, tramite e-mail o con qualsiasi mezzo scritto o orale, a persone fisiche ed enti pubblici (Comuni, Province, ecc.) o privati (fondazioni, società, ecc.), per ottenere informazioni e/o documenti riguardanti la persona dell’avv. Andrea Mascetti e la sua attività professionale e culturale“.

Immediata è stata la risposta del conduttore Sigfrido Ranucci, il quale ha dichiarato: “Report non svelerà le proprie fonti, non darà gli atti a Mascetti, non lo faremo neppure da morti. Devono venire a prenderli con l’esercito“.

A sostegno di Ranucci e della redazione del programma si è schierata da subito l’azienda Rai, che si dichiara dalla parte dei suoi giornalisti, ma anche buona parte della politica, dal Pd (il segretario Enrico Letta afferma come “Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio“) al Movimento 5Stelle (con Primo Di Nicola, vicepresidente della Vigilanza Rai, che dichiara: “la sentenza crea un pericolosissimo precedente che mette in discussione la segretezza delle fonti giornalistiche e con essa la libertà di stampa“), passando per Sinistra Italiana.

Contro Report invece si schierano Italia Viva e la Lega. In particolare, il capogruppo leghista in Vigilanza Rai, Massimo Capitanio, accusa l’azienda e la trasmissione di “stucchevole vittimismo” e ricorda alla Rai la necessità di rispettare le sentenze.

Infine, a fianco di Report si sono mossi anche gli organismi sindacali, la Federazione della Stampa e l’Usigrai: “Rispettare le sentenze non vuol dire non poterle criticare“, affermano il presidente della Fnsi Beppe Giulietti e il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani, i quali sottolineano anche che “è l’occasione per chiedere nuovamente a governo e parlamento la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai. I giornalisti che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati a funzionari della pubblica amministrazione. Pertanto le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto/dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Altrimenti nei fatti si azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti Rai di fare il proprio lavoro, e ancor di più di fare giornalismo investigativo, così come nei doveri del Contratto di Servizio“.

Intanto la Rai ha annunciato di aver conferito mandato per impugnare innanzi al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal Servizio Pubblico, è stata inopinatamente assimilata ad un procedimento amministrativo. Rai si attiverà in ogni sede per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti”. Nel caso in cui, invece, il ricorso non dovesse avere successo, l’azienda, come ricorda Sigfrido Ranucci, potrà rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che proprio di recente ha ribadito il diritto dei giornalisti a tutelare le proprie fonti.

Per completezza di informazione, ricordiamo che questo non è il primo attacco contro la trasmissione di Rai 3. Infatti, nel corso dei suoi quasi 25 anni di storia (la prima puntata su Rai3 con il titolo Report andò in onda nel 1997, anche se il programma debuttò nel 1994 su Rai2 con il titolo Professione Reporter), Report è stato oggetto di innumerevoli cause (tutte però vinte dalla trasmissione) o interrogazioni parlamentari, l’ultima delle quali risalente a poche settimana fa.

In quel caso, ad attaccare il programma è stato un deputato di Italia Viva, Luciano Nobili (il quale ha approfittato della sentenza del Tar per scagliarsi nuovamente contro il programma) che, nel giorno in cui la trasmissione mandava in onda un  servizio in cui si documentava l’incontro in un autogrill tra Matteo Renzi e l’alto funzionario dei servizi segreti Marco Mancini, presentò un’interrogazione nella quale si sosteneva che Report avesse pagato una società lussemburghese per poter entrare in possesso di alcuni dossier contro il leader di Italia Viva. Accusa prontamente smentita.

Al di là di tutti gli attacchi, però, ci preme sottolineare che Report è e sarà uno dei fiori all’occhiello della programmazione di Rai 3 e della Rai in generale: gli ascolti sono in costante crescita (nel corso dell’ultima edizione ha superato più di una volta il 12% di share) e anche la critica lo premia (è proprio di oggi la notizia della premiazione della trasmissione al prestigioso Premio Flaiano come il miglior programma della sezione tv “Giornalismo”). Intanto, lunedì scorso si è chiuso un altro ciclo di puntate, mentre stasera, in attesa di quelle nuove che arriveranno ad ottobre, andrà in onda la prima di due puntate in cui verranno riproposte alcune delle più importanti inchieste andate in onda nei mesi o negli anni scorsi. A luglio, inoltre, dovrebbe tornare il classico appuntamento estivo di seconda serata, Report Cult, anche in questo caso con una selezione delle migliori inchieste della stagione.