#GangsOfLondon, arriva su #TV8 e #SkyAtlantic da questa sera la Gomorra inglese. La critica la promuove

Ha esordito lo scorso 23 aprile nel Regno Unito e la première ha ottenuto un buonissimo riscontro: 2.230.000 erano i telespettatori sintonizzati davanti alla televisione per seguire l’esordio della serie Gangs of London, produzione Sky Original in collaborazione con Pulse Films e Sisters Pictures.

Per questa sera invece è atteso l’esordio italiano che verrà trasmesso in maniera analoga su Sky Atlantic e anche su NOW TV, dove gli episodi sono ovviamente fruibili anche on demand. Garantita, solo per il debutto però, anche la visione in chiaro, con un ritardo di 15 minuti: se sul canale pay partirà alle 21:15, la partenza su TV8 è prevista per le 21:30.

Al centro delle vicende si trova la famiglia Wallace, che come descrive perfettamente Giammaria Tammaro su La Stampa è una famiglia sui generis: “sono ricchi, ma non possono godersi la vita; sono liberi, ma allo stesso tempo sono in costante pericolo”. A dare origine a tutta la trama è la morte del capo famiglia Finn, emigrato irlandese, divenuto padrone incontrastato dei traffici illegali londinesi e garante della pax fra cosche. Il suo omicidio va a rompere gli equilibri e il suo legittimo erede, il figlio Sean, prima di mettersi a capo delle organizzazioni malavitose della capitale britannica vuole scoprire l’assassino del padre.

Ad aiutarlo saranno diversi personaggi, che pian piano si inseriranno ed emergeranno dai bassifondi della Londra del tempo. Fra questi uno dei primi a solidarizzare con il giovane Sean è Ed, amico fraterno dello scomparso Finn, con il quale condivideva il destino di emigrato: Ed e la sua famiglia hanno infatti origini nigeriane, ma a differenza di quanto sperimentato dai Wallace, alcuni componenti della famiglia Dumani riescono almeno apparentemente a condurre una vita normale e ad inserirsi nella buona società londinese, come ad esempio Alexander, finanziere di successo.

“Siamo nella Londra borghese, in piena espansione, dove i colletti bianchi cercano fondi ovunque, nella malavita, nel malaffare, in quel mondo sospeso, di mezzo, tra ciò che è legale e ciò che non lo è. […] La piccola criminalità viene divorata da quella più grande, organizzata e moderna, che fa studiare i figli, li manda all’università, e a cui poi intesta le attività lecite”: così sintetizza al meglio, sempre Tammaro, sulle pagine del quotidiano torinese, lo scenario su cui si costruiscono gli accadimenti della serie.

Il risulto pare essere convincente tanto da portare a dire ad Anna Maria Pasetti sul Il Fatto Quotidiano:

“L’impatto visivo di questa gomorra dal Dna British è (pre)potente: un cinema formato tv che non lascerà indifferenti.

Sull’aspetto cinematografico della serie si trova d’accordo anche Gabriele Niola, che sul sito Wired si stupisce dell’inserimento che caratterizza e conferisce un tratto distintivo a Gangs of London, ovvero quello dell’azione, la vera assente, salvo rarissimi casi, nel vasto arcipelago di sfumature e generi che hanno assunto le serie tv proposte sui più variati dispostitivi:

“C’è un genere a cui la serialità non guarda quasi mai: l’azione. La produzione televisiva per via delle sue caratteristiche produttive che gli impongono di correre sul set, di non poter perdere troppo tempo nella fase di riprese e di asciugare la messa in scena il più possibile, non approfondisce e non cura l’azione. […] L’azione intesa come lo sforzo dei corpi, l’armonia dei movimenti e la magnificenza dello spettacolo sembrano sempre ospiti di lusso in una serie.”

Ed è proprio di questa “armonia dei movimenti” di cui parla anche Tammaro:

“Ogni movimento è giustificato. Come in un’enorme coreografia. Gli attori, quando si ritrovano a combattere o a confrontarsi, diventano quasi dei ballerini. E c’è un equilibrio preciso, magnificamente dosato, tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto.”

Se a volte l’artificiosità e il carattere assurdo di alcune scene tendono a emergere, come dice Niola, il risultato finale è “che le parti più narrative sembrano un intermezzo tra i momenti più spettacolari”. Conferma ciò, con alcune differenze, anche Tammaro:

“Anche nei momenti più assurdi, Gangs of London conserva una sua coerenza: ogni cosa che vediamo, fino alla fine, ha un motivo; e ogni motivo, in un modo o nell’altro, viene spiegato.”

L’obiettivo che guida l’ideatore della serie, che cura anche la regia del primo e quinto episodio, Gareth Evans, è quello di “far immedesimare lo spettatore, immergendolo direttamente nella storia, e riuscire a creare un punto di contatto con i vari protagonisti”.

E l’ideatore, che si avvale della fedele collaborazione di Matt Flannery, sembra aver fatto centro. Così si conclude la recensione di Tammaro:

“Gangs of London è un fiume in piena d’immagini e di adrenalina; segna l’unione di più generi, e prova ad aggiungere qualcosa al racconto criminale del piccolo schermo. Non esiste il male assoluto, e non esiste una vera giustizia. Ci sono le persone e le loro scelte, e in questa serie sono proprio le scelte – produttive, di scrittura, dei singoli personaggi – a fare la differenza.”