#FabioFazio: “Ecco la mia TV artigianale. I miei sogni? Rifare #IlPranzoèServito e #Rischiatutto”

E’ l’appuntamento della domenica sera di Rai 2 e tra i più visti della settimana della rete diretta da Ludovico Di Meo con ascolti superiori ai 2 milioni di spettatori. E’ “Che Tempo Che Fa”, il risultato del “metodo Fabio Fazio“: “un modo di fare tv artigianale, dove conta l’estrema cura del dettaglio e dove ogni puntata viene costruita con un rigore riconoscibile”, spiega il conduttore in una lunga intervista al settimanale TV Sorrisi e Canzoni. “Là dove altri varietà mantengono la qualità per un massimo di quattro, sei, otto serate, noi invece con un piccolo gruppo di lavoro e a costi contenuti, un terzo di una fiction, riusciamo a realizzarne 32”.

Ecco qui sintetizzate alcune delle sue dichiarazioni, ricche di aneddoti e curiosità sul suo talk show, e il sogno di riportare in vita due programmi storici della nostra televisione.

Come viene costruita una puntata di “Che Tempo Che Fa”.

Cerchiamo di vedere, anzi di pre-vedere ciò di cui si parlerà. Guardiamo tutti i film e i libri in uscita, sentiamo i dischi. Studiamo molto per avere un mix di “alto e basso”, di contenuti popolari e contenuti percepiti all’inizio come “difficili”, ma che noi portiamo in tv ormai da anni con naturalezza. Per le interviste studio dal lunedì al venerdì, la mattina. Mi alzo presto e vado in camera di mio figlio Michele, la più tranquilla. Con 20 ospiti per volta, e una scheda di almeno 10 pagine a testa, studio un faldone che sembra un manuale di Diritto privato! Mi siedo lì, alla scrivania, come se fossi in ufficio. Di pomeriggio arrivo in redazione e discutiamo in riunione la scaletta.

 

Diodato, il vincitore di Sanremo 2020, l’ha inventato lui.

L’ho conosciuto quando ho fatto Sanremo nel 2014 e lui portava “Babilonia” tra i Giovani. Poi l’ho voluto con me su Raitre, dove aveva lo spazio “Note al museo”, in cui cantava, in collegamento da vari luoghi d’Italia, capolavori dei nostri cantautori. Che bravo ragazzo, Antonio.

 

Dalle imitazioni a “Il pranzo è servito”, passando per “Rischiatutto”.

Io ho iniziato con le imitazioni. Anche Corrado mi viene benissimo, anzi il mio sogno è rifare in tv “Il pranzo è servito”, lo adoravo quando diceva: “Il pollo”. Farei molto volentieri una seconda edizione di “Rischiatutto”.

 

Riti scaramantici e trucchi anti-ansia.

Rubo le caramelle ai miei autori. E anche i chewing gum. Porto con me la mia penna, ma poi non la uso. È un omaggio alla televisione di una volta. Il telefonino lo lascio spento in camerino, dentro la tasca del cappotto. Cerco di arrivare in studio sempre più a ridosso dell’inizio. Siamo già a circa 10 secondi prima del via. Poi ho i miei soliti riti scaramantici: percorro sempre la stessa strada dai camerini allo studio, in scena devono entrare prima le signore, mi faccio microfonare sempre nello stesso identico posto e guai a nominare i colori innominabili.

 

L’infortunio di Luciana Littizzetto.

La sua caduta è stata dolorosissima. Adesso che sta meglio ci si può anche scherzare su. Mi gusto il momento, la stuzzico da lontano. Ma Lucianina è caricata a molla, una tigre in gabbia, scalpita per rientrare e fare le capriole sulla scrivania. Speriamo che l’ortopedico glielo sconsigli.

 

E al termine della puntata di “Che Tempo Che Fa”…

Arriva sempre qualcuno a dirmi: “Senti, Fabio, pensavo che per domenica prossima potremmo…”. Si mette in moto la macchina per creare la puntata successiva e finiamo tardi. Nessuna cenetta al ristorante, a Milano all’una di notte sono tutti chiusi. Torno a casa. La situazione è triste come in un romanzo russo: mi scaldo il piatto che mia moglie mi ha lasciato pronto, accendo Rainews24 in sottofondo, mangio e vado a dormire.