#DavideParenti ricorda #NadiaToffa ad un anno dalla scomparsa: “Abbiamo ancora una cosa nel cassetto, ma resta per noi”

Sono già trascorsi 12 mesi dalla scomparsa di Nadia Toffa, la giornalista de “Le Iene”. La bionda bresciana con gli occhi vispi e quel sorriso indimenticabile se n’è andata esattamente un anno fa. Aveva solo 40 anni, ma ha avuto il tempo e la forza di insegnarci tanto. Il suo motto, “io non ho paura”, è una delle grandi lezione che ci ha lasciato.

Anche chi non seguiva assiduamente il programma non può non aver avuto un sussulto al cuore nel ricevere la notizia della morte di Nadia. Sì perché lei, oltre ad essere una professionista stimata da tutti i colleghi (e non lo si dice con il senno di poi, bensì con consapevolezza) piano piano era diventata un vero e proprio simbolo di forza e coraggio. Si ricorderà la commozione di Alessia Marcuzzi alla conduzione della puntata speciale per lei, con 100 “Iene” in studio.

Sulla scia di questo profondo e indelebile segno che ha lasciato la Toffa negli studi di Mediaset si muovono anche le varie dichiarazioni rilasciate dall’autore del programma, Davide Parenti, a La Repubblica (articolo di Silvia Fumarola), al Corriere della Sera (articolo di Roberta Scorranese) e Libero (articolo di Alessandra Menzani).

Nadia Toffa iniziò a lavorare a Le Iene nel 2009, diventando pian piano il fiore all’occhiello delle inchieste più interessanti del programma di Italia 1. Lei rideva, si incavolava, era forte Nadia. Due anni dopo venne aggredita durante un servizio, pianse ma chiese di non mandare in onda quella parte. Il pianto le sembrava sinonimo di debolezza.

“Le aveva prese da 4 uomini e aveva capito che il lavoro che aveva iniziato a fare era un lavoro pieno di pericoli”, ricorda Parenti. “Noi abbiamo saputo prima di lei della sua malattia – racconta Davide Parenti – Ricordo benissimo quando si sentì male in trasferta, a Trieste. La corsa in elicottero fino a Milano, l’operazione d’urgenza. Dunque, le settimane d’incertezza: quanto sarà grave? ci chiedevamo [..] Lei è sempre stata così, un uragano, una che diceva tutto quello voleva, raccontava la malattia sui social, ne parlava liberamente. Cercavamo di proteggerla, sapevamo che andava incontro a critiche. Lei faceva finta di niente ma noi sapevamo che gli hater sui social la facevano soffrire”.

In tanti, soprattutto nelle prime settimane, si scagliarono contro di lei, accusandola di spettacolarizzazione o addirittura di inventarsi tutto. Nadia però non si è mai tirata indietro, anzi ha continuato ad esporsi e a dire la sua: Rivendico il diritto di parlare apertamente della nostra malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è un diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire”.

Infine Parenti conclude: “Alle Iene ci sono tante donne diverse, brave. Nadia era unica per l’intensità. La sigla di coda con lei che balla dobbiamo toglierla. Una volta l’anno la ricorderemo. Abbiamo ancora una cosa nel cassetto che ci chiese e che nessuno ha il coraggio di toccare: nella sua voglia di fare tutto dipingere, scrivere, cantare. Ci disse: Facciamo un film. C’è lei che incontra le persone a cui ha voluto bene, parla della sua vita quando la sta perdendo. Lo abbiamo girato e sta lì. Non abbiamo la forza di vederlo o di trasmetterlo, è troppo. Resta per noi“.