Da Gigliola Cinquetti ai Maneskin: l’Eurovision e la vittoria di un’Italia diversa che non ha paura di cambiare

Era il 1964 quando Gigliola Cinquetti trionfava nella decima edizione dell‘Eurovision Song Contest. Ed era il 1990 quando Toto Cotugno riuscì a fare il bis nella manifestazione organizzata dall’EBU.

Da quell’anno in poi sono sempre stati altri Paesi a salire sul tetto d’Europa. Trentuno anni dopo, però, ad gruppo romano composto da quattro ragazzi giovanissimi e dall’evocativo nome danese, Maneskin (Chiaro di luna), è riuscita la storica impresa di riportare il successo in Italia.

Se guardiamo, dunque, i nomi dei nostri tre vincitori non possiamo non notare come essi rappresentino tre annate completamente distanti tra loro, il riflesso di ben tre generazioni che si sono susseguite e di tre mondi completamente diversi. Cinquetti, Cotugno e i Maneskin sono la rappresentazione di un’Italia che è cambiata e che continua a cambiare non solo a livello musicale, ma anche e soprattutto da un punto di vista culturale.

A vincere nel 1964 è stata infatti la candida voce di una giovanissima Gigliola Cinquetti che, per musicalità e testo, rientra sicuramente nei canoni della “canzone italiana”: una voce pulita che parla d’amore, un amore romantico narrato sui ritmi somiglianti a quelli di un valzer che conquistò il pubblico dell’epoca.

A vincere nel 1990 è una canzone che inneggiava all’unità, scritta e interpretata da Toto Cotugno: “Insieme 1992”, una canzone per l’Europa, quell’Europa che da lì a due anni si sarebbe ancor più rinsaldata con la firma del Trattato di Maastricht. Nel primo verso della canzone Cotugno cantava “Insieme, unite unite Europe” riuscendo a riproporre la stessa atmosfera che cinque anni prima si era creata con “We are the world”.

Quest’anno non c’è stato, invece, spazio né per il classico, né per il pop: l’Italia del 2021 è rappresentata dal rock, da un rock che non morirà mai come ha gridato a gran voce il frontman Damiano.

Una vittoria che, in qualche modo, ha fatto riaffiorare quello stupore già provato a marzo quando Amadeus annunciò la loro vittoria al Festival di Sanremo. Il palco dell’Ariston prima e quello dell’Eurovision poi, sono stati infuocati dalla grinta esondante di questo gruppo che si è fatto conoscere partecipando ad X Factor e mantenendo, nel tempo, un’identità ben salda all’interno del mercato discografico.

Con la loro canzone “Zitti e buoni”, i Maneskin rappresentano una nuova generazione che vuole essere “diversa da loro”, diversa da chi non crede nella novità, diversa da chi ha paura di saltare nel buio. Salvo poi magari gioire e salire sul carro dei vincitori quando quel nuovo trionfa.