#Confalonieri (#Mediaset) attacca la #Rai per gli “sconti selvaggi” sulla pubblicità. Arriva la replica

C’è un tema che campeggia fra tutti nel dibattito politico, e non solo, che ruota attorno alla Rai. Se nei giorni scorsi vi abbiamo rendicontato come da parte di Forza Italia sia arrivata la proposta, poi sostenuta anche da Anzaldi di Italia Viva, di rimuovere la pubblicità dai canali controllati dalla TV pubblica, oggi l’attenzione torna su un’annosa questione, il presunto dumping fiscale messo in atto da Viale Mazzini nel vendere gli spazi pubblicitari.

Il tema – già stato al centro di un duro attacco, nell’audizione della Commissione di Vigilanza Rai dello scorso 10 giugno, attacco portato avanti dallo stesso Mulè, portavoce della proposta di rendere la Rai finalmente “vero servizio pubblico” (eliminando l’intrattenimento e concentrando le sole risorse del canone su informazione e cultura), e dal commissario dem Giacomelli, che aveva definito le argomentazioni di Gian Paolo Tagliavia, ad di Rai Pubblicità, “da Azzeccagarbugli” – torna oggi ad essere attuale dopo l’assemblea di Mediaset, in cui, fra le altre cose, Fedele Confalonieri ha denunciato che “la Rai non ha mai cessato la pratica scorretta dell’abbassamento dei prezzi della pubblicità”. Il presidente di Mediaset, dopo aver mostrato come in seguito a un buon andamento per i primi due mesi dell’anno, che avevano visto un 2% in più dei ricavi rispetto all’analogo periodo del 2019, la crisi sanitaria abbia stravolto il quadro e costringa quindi a “reinventare un modello di crescita che garantisca occupazione e programmi prodotti in Italia”, è passato all’attacco:

“La Rai, italianissimo protagonista di punta dello scenario dei media, ha dato vita ormai da anni a una pratica scorretta e anticoncorrenziale, fatta di una politica di sconti molto aggressiva, resa possibile unicamente dalla presenza del canone di cui Rai è unica beneficiaria. […]  Il servizio pubblico televisivo quasi in tutta Europa non raccoglie pubblicità o ne raccoglie in misura limitata. Auspichiamo che cessi questa inaccettabile politica di mortificazione del valore della pubblicità, questa pratica anticompetitiva, altresì un ritorno a un confronto concorrenziale pubblico-privato equo e anche una rifocalizzazione della Rai come servizio pubblico, con un ruolo di equilibrio per tutto il sistema.”

Parole, le ultime soprattutto, che sembrano in perfetta armonia con quelle del deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè. In serata è poi arrivata la replica di Rai Pubblicità, affidata una nota:

“Il tema del dumping, evidentemente, non sussiste dato che il costo degli spazi pubblicitari della Rai è più alto rispetto a quello dei concorrenti privati. Ciò è dimostrato in maniera inequivocabile dal fatto che negli ultimi anni la quota di mercato dei soggetti privati si sia notevolmente espansa, proprio a danni della quota di mercato Rai.”

Per aggiungere un ulteriore tassello vi riportiamo un retroscena contenuto nel numero di questa mattina del Corriere della Sera, il quale rivela, in SetteGiorni di Francesco Verderami, che Silvio Berlusconi abbia preso l’abitudine di telefonare direttamente il capo di Palazzo Chigi, senza ricorrere alla mediazione di Gianni Letta. E l’uscita di Giuseppe Conte su una possibile riduzione della pubblicità in Rai, di fronte alla concessione di una maggior porzione di canone, non sarebbero una casualità… Si racconta che il Cav non perda infatti occasione per ricordare a qualsivoglia interlocutore il rammarico per la penuria di pubblicità sui canali Mediaset.