#AntonioRicci al vetriolo: #PippoBaudo, sputava in faccia ai collaboratori. #AchilleLauro, prodotto di marketing

Antonio Ricci, colonna portante della televisione italiana

Laureato in lettere, Antonio Ricci negli anni ha realizzato molti programmi (sia in RAI che in Mediaset). A 29 anni firma come autore il programma della prima serata del sabato di Raiuno, Fantastico (1979, 1981 e 1982). Fin dall’inizio trova in Beppe Grillo un collaboratore artistico molto valido, con lui infatti si occupa di diversi programmi televisivi, come Te la do io l’America; da quel momento la sua carriera non si è mai arrestata ed è stata un crescendo di premi e soddisfazioni, ma anche di polemiche. Intervistato dal “Corriere della Sera“, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni su un altro big della televisione italiana: Pippo Baudo, ma non solo.

Messaggi al veleno tra Ricci e Baudo

Sono pesanti le dichiarazioni di Antonio Ricci su un’altra colonna portante della televisione italiana: Pippo Baudo. “Pippo era un uomo potentissimo. Il vero e malvagio segretario della Dc” ha dichiarato: “E’ notorio che Baudo sputasse in faccia ai collaboratori che secondo lui sbagliavano“. Che tra i due non scorra buon sangue comunque non è una novità. Nel 2014, intervistato da “Il Fatto Quotidiano”, Pippo Baudo aveva detto: “Antonio, ex comico fallito poi furbamente convertito all’autorialità, mi doveva moltissimo“, senza riserve aveva aggiunto: “La sua tv oggi è una ripetizione di temi consunti e non significa più nulla, ma all’epoca, benché le opinioni sulla paternità di Drive In non siano univoche e qualcuno adombrò addirittura il plagio di un vecchio programma di Giancarlo Nicotra, l’esperimento fu deflagrante. L’accento sulle nudità femminili di Antonio, poi, era inevitabile. Berlusconi ordinava ‘nudo, nudo, nudo’ e Antonio eseguiva“.

Le dichiarazioni su Emilio Fede ed Achille Lauro

Non solo su Pippo Baudo, ma anche su Emilio Fede ed Achille Lauro Antonio Ricci non le manda certo a dire. Sul primo ha dichiarato: “E’ l’archetipo del giornalista. Agiva come tutti i direttori di tg: ma lui, essendo maldestro, lo faceva capire meglio”. Di Achille Lauro invece dice: Non lo trovo sincero. Penso sia un ottimo prodotto di marketing, un perfetto indossatore per Gucci. Per fare il rapper raccontava nelle interviste di essere cresciuto nella miseria, tra droga e carcere. Appena arrivato al festival di Sanremo, per allargare il suo pubblico, ha spacciato la sua canzone sulla droga Rolls Royce come se fosse la rilettura della Balilla di Giorgio Gaber” continua “E’ riuscito a sostenere che il suo album “Dio c’è sia una riflessione religiosa, quando invece è l’acronimo di DrogaInOfferta CostiEconomici”. Come risponderanno i diretti interessati?