A CACCIA DI FORMAT | #ElPuente, una gara per la sopravvivenza… a colpi di shock

E’ estate e cheTVfa ha deciso di mettersi in viaggio. Non, però, per concedersi una vacanza, ma per scovare, in giro per il mondo, nuovi programmi – in rampa di lancio o già consolidati – ancora sconosciuti alla televisione italiana. Lente d’ingrandimento alla mano, ogni mercoledì, questo nuovo appuntamento ci porterà così “A caccia di format”.

Tredici giorni. È durato “quanto un gatto in tangenziale” ma forse ancora oggi qualcuno se lo ricorda. Il 1° settembre 2006 arrivò in Italia il reality Unanimous: nove concorrenti rinchiusi in un bunker devono decidere all’unanimità a chi assegnare il ricco montepremi in palio. Lì rimarranno, isolati dal mondo esterno, fino a quando non raggiungeranno un verdetto. La mano di Maria De Filippi, a capo del progetto, in quel caso non bastò. Gli ascolti faticarono a brillare e, in appena tredici giorni, raggiunta comunque l’unanimità, il programma chiuse mestamente la sua storia per sempre. L’idea, comunque accattivante, è stata in parte ripresa qualche anno fa dalla società di produzione spagnola Zeppelin Tv per El Puente, adventure-game in onda per due stagioni su #0.

Protagoniste sono quindici persone totalmente diverse tra loro per estrazione sociale, esperienze professionali, concezioni di vita. Abbandonate nella natura selvaggia e incontaminata (la prima stagione è stata girata in Patagonia, la seconda in Vietnam), oltre a ingegnarsi per sopravvivere tra scomodità e cibo razionato, devono collaborare per costruire un ponte, lungo circa trecento metri, che li condurrà su un isolotto dove è nascosto il premio finale: un bottino da cento mila euro. Hanno trenta giorni di tempo per riuscire nell’impresa altrimenti perderanno il gioco: tra prove eliminatorie e abbandoni volontari saranno in pochi ad arrivare in fondo. E se è vero che dietro ogni fine si nasconde un nuovo inizio, anche i superstiti potranno appurarlo non appena scopriranno, una volta arrivati sull’isola, di dover essere loro a scegliere chi merita di tornare a casa con la vittoria (e il bottino) in tasca.

Nuove liti e contrasti quindi, proprio quando si pensava che le difficoltà fossero ormai acqua passata: d’altronde trovare un accordo implica anche questo. Non appena lo sfinimento prenderà il sopravvento e il prescelto, tramite l’ennesima votazione, verrà eletto, ecco un’altra sorpresa: sarà il vincitore, a sua volta, a decidere se tornare a casa con l’intero montepremi oppure dividerlo coi compagni di avventura rimasti in gioco. Il primo trionfatore de El Puente nel 2017 optò per la seconda opzione ma, a distanza di qualche mese dalla fine delle registrazioni, si trovò al centro delle polemiche perché alcuni concorrenti lo accusarono di non aver diviso equamente il montepremi tra loro come invece aveva promesso in Patagonia.

Insomma, il fatto che si tratti di un format preregistrato permette di spingere sempre più l’acceleratore sull’effetto sorpresa, di spiazzare di continuo i concorrenti e quindi (non appena andrà in onda) i telespettatori. Non a caso la seconda stagione si è presentata piuttosto diversa dalla prima: in Vietnam gli avventurieri sono stati divisi in due squadre da sette, ognuna delle quali ha dovuto costruire un ponte di quattrocento metri in soli venti giorni. L’edizione si è conclusa con una doppia vittoria: dopo una serie di votazioni finite in pareggio per due concorrenti della squadra vincitrice si è deciso di dividere il premio tra loro. E i due, a loro volta, lo hanno diviso con gli altri superstiti.

Per la capacità di mixare efficacemente generi diversi come il reality, il documentario e la fiction (il montaggio ricorda quello di una serie tv), El Puente è stato riconosciuto al MIPTV 2017 tra i format più innovativi sul mercato. E nel 2018 è stato selezionato tra 290 programmi di tutto il mondo per entrare nella cinquina di candidati finali alla vittoria degli International Format Awards (categoria Best Competition Reality Format). Non ha vinto, ma è pur sempre un traguardo. E se non altro non c’è stato neanche bisogno di decidere cosa fare del premio. Almeno lì.