A CACCIA DI FORMAT | El Desafío: non è La Talpa ma anche qui “impossible is nothing”

Per la seconda estate consecutiva cheTVfa si rimette in viaggio, in giro per il mondo, “A caccia di format” per scovare nuovi programmi – in rampa di lancio o già consolidati – ancora sconosciuti in Italia.

 

Nostalgia de La Talpa e delle sfide iconiche a cui erano sottoposti i concorrenti dello storico reality-game? Quelle prove-thriller, letteralmente “ai limiti dell’impossibile”.

Oggi, a quasi tredici anni di distanza dall’ultima puntata, ne resta ancora traccia sui social dove girano diversi video come quello della “sepoltura” di Angela Melillo, prima vincitrice: a confronto la prova del fuoco o quella del “girarrosto” de L’Isola dei Famosi, a cui di recente ha preso parte anche la show-girl, sono giochi da oratorio.

Spingere i concorrenti “oltre ogni limite” per testarne le capacità di resistenza fisica e psicologica è l’idea che muove in parte anche El Desafío (La Sfida), uno dei nuovi titoli lanciati in Spagna da Antena 3 nel corso dell’ultima stagione televisiva.

Nel talent-show otto celebrities provenienti da svariati mondi (lo sport, la musica, l’arte, il cinema, la tv) si sfidano ogni settimana in una serie di prove piuttosto difficili e totalmente distanti dal loro carattere e dall’ambito professionale in cui si sono distinte.

L’apnea, il biliardo, il tiro con l’arco e la carabina ma anche sfide da Guinness World Records: riuscireste a fare canestro manovrando il braccio di una gru oppure stappare bottiglie minuscole? E suonare una consolle da deejay con una gru? Prove di precisione ma anche di abilità come guidare un’auto in condizioni di anti-gravità oppure su una doppia fila di bottiglie senza perdere l’equilibrio né sbandare.

Ma i concorrenti si sono dovuti cimentare anche in percorsi di parkour, duelli di slackline o ad altezze spaventose, a “prova di vertigine”. Sono stati chiamati a superare la prova del fuoco, in questo caso lasciandosi davvero travolgere dal fuoco come farebbe un bravo stuntman. E a destreggiarsi con i tessuti aerei.

Per non parlare delle sfide apparentemente più semplici ma che possono essere vinte solo superando con grande forza di volontà le proprie paure, i propri limiti. Imparare a memoria tutte le capitali del mondo non è per niente facile per chi ha scarse capacità mnemoniche. Ma anche spogliarsi integralmente in diretta oppure esibirsi in una performance musicale nei panni di Beyoncé può diventare difficile se sei uno sportivo riservato, piuttosto timido e per nulla disinibito.

In El Desafío c’è anche un po’ di altri due talent-show che in Italia portano la firma di Carlo Conti: Si Può Fare (per chi lo ricorda) e Tale e Quale Show. È il “pulsador”, un pulsantone, a stabilire per ogni concorrente la sfida che dovrà affrontare la settimana successiva: un po’ come accadeva nel talent di imitazioni.

Nel preparare la prova poi le celebrities sono aiutate da un esperto della disciplina con cui devono confrontarsi: un coach che le allena aiutando ognuno di loro a superare i propri limiti. Non manca la giuria, come richiede ogni talent: qui in tre (nella seconda edizione saranno quattro), sono chiamati a votare la prova di ogni concorrente. Ma quando uno di loro non concorda con la valutazione del collega può premere “el Botón de la injusticia” (il bottone dell’ingiustizia) e aggiungere punti al concorrente.

La vera sfida per El Desafío e per ogni programma in Spagna, in Italia e nel mondo è quella degli ascolti, si sa. E qui il talent si è difeso, pur senza eccellere né brillare. Le otto puntate della prima edizione, trasmessa nell’inverno 2021, hanno ottenuto una media del 16,6% di share (la finale al 20,1%). Tanto basta per una riconferma: la seconda edizione è già in preparazione. El Desafío la sua sfida l’ha vinta. Per ora.